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AGENSU :: Agenzia d'informazione telematica per la storia e le Scienze Umane

Gli Ogam. Antico alfabeto dei celti

sabato febbraio 24, 2007

E' di imminente pubblicazione per la Keltia Editrice di Aosta, primo titolo della nuova collana "Le Albizie Rosse", Gli Ogam. Antico alfabeto dei celti, di Elena Percivaldi.

Dalla Prefazione:

(...) Di cosa si tratta esattamente? Di un alfabeto composto da 20 lettere divise in 5 gruppi di 4 ciascuno, incise su una superficie rigida, legno, osso e pietra. La particolarità dell'ogam rispetto ad altri alfabeti è che le lettere non hanno un aspetto, per così dire, "alfabetico", ma sono costituite da tacche incise orizzontalmente, verticalmente e obliquamente rispetto allo spigolo, oppure sotto forma di punto. Un sistema utilizzato dal III-IV secolo d.C. fino alle soglie dell'età moderna in Irlanda, in Galles, in Cornovaglia, in Scozia e sull'Isola di Man solo per scrivere epitaffi su pietre tombali o segnalazioni di proprietà su cippi di confine.
Ma chi inventò questo sistema di scrittura così poco pratico? Quando fu ideato? Perché? E con quali scopi? E' quello che ho cercato di spiegare in "Ogam. Antico alfabeto dei Celti", pubblicato per i tipi della Keltia Editrice di Aosta.

Non esistono, in Italia, studi dettagliati né monografie complete sull'argomento, e a dire il vero anche il problema più generale delle lingue e degli alfabeti in uso presso i Celti è stato affrontato solo di recente in maniera più o meno approfondita da studiosi del nostro Paese. Le ragioni di questo ritardo rispetto, ad esempio, al mondo anglosassone, francese e tedesco, non sono facilmente individuabili. Al di là delle ricerche che però sono rimaste confinate nell'universo ristretto degli specialisti, è solo negli ultimi quindici anni, cioè dopo la grande mostra ospitata nel 1991 a Venezia nella splendida sede di Palazzo Grassi, che anche in Italia l'attenzione di un numero sempre crescente di studiosi (e del grande pubblico) è stata attirata dai Celti, popolazione a lungo (e a torto) considerata marginale nella storia della Penisola (quando non addirittura dell'Europa).

In questo lavoro ho quindi cercato di ricostruire la storia e il senso dell'Ogam, dalle sue oscure origini al suo declino, fornendo anche un quadro generale delle lingue celtiche antiche (e moderne), nel cui contesto l'Ogam si è originato e sviluppato. Per farlo mi sono basata su mie ricerche originali, ma anche su studi (sempre, purtroppo, parziali) pubblicati in passato e di recente in Francia e nelle Isole britanniche: materiale irreperibile in Italia al di fuori degli Istituti di Filologia e di Glottologia delle Università.

(...) Questo saggio si propone dunque come il primo tentativo di sintesi originale sull'ogam in lingua italiana ed è stato pensato per essere accessibile non solo agli "addetti ai lavori" (che comunque troveranno nel vasto corpus di note e nella bibliografia i riferimenti per verificare le informazioni e i raffronti e per risalire alle fonti), ma anche ad un pubblico più vasto. Nostra speranza è che questo lavoro sull'ogam, sulla sua storia e sui suoi "misteri" possa fornire un ulteriore, piccolo contributo alla diffusione della conoscenza della civiltà celtica e alla scoperta (o riscoperta) della corposa eredità che essa ha lasciato nella civiltà europea.
Angelo Gambella

Editoria, Storia

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Giorno del Ricordo Roma Istria Dalmazia

martedì febbraio 6, 2007

Giorno del Ricordo 2007

Il 10 febbraio è la data del “Giorno del Ricordo” in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale. Il tema dell’esilio, così presente nel Medioevo, richiama l’attenzione dei ricercatori della SISAEM.

La SISAEM, Società Internazionale per lo Studio dell’Adriatico nell’Età Medievale, con sede in Roma, ha lo scopo di elevare e diffondere la cultura storica in generale, la conoscenza della storia dell’Adriatico dall’Antichità all’Età Contemporanea, e, in particolare, di promuovere gli studi relativi all’Adriatico nel Medioevo e nel Rinascimento (secc. V-XVI), nella loro più ampia accezione e la loro valorizzazione nell’ambito scientifico, scolastico e civile. A tale scopo ha patrocinato numerosi eventi di alto rilievo culturale e sociale volti a divulgare la storia e la cultura dell’Adriatico. In particolare, la SISAEM ha al suo attivo incontri finalizzati alla valorizzazione della storia giuliano-dalmata, sia quella più remota, che quella attuale.

La Società di studi storici partecipa ad iniziative culturali che hanno luogo in Italia in diretta continuazione con l’attività svolta negli anni scorsi dagli studiosi e dai soci che ad essa hanno aderito.


Eventi organizzati dalla SISAEM:

9 febbraio, ore 16,30. ROMA Basilica di San Giovanni in Laterano, Cappella di S. Venanzio (Cappella dei Santi Dalmati). Santa Messa in memoria dei Caduti giuliani e dalmati. La funzione religiosa sarà officiata dall’Arcivescovo Emerito S.E. Szczepan Wesoly, Rettore della Chiesa di San Stanislao in Roma e da Monsignor Morawiec Bronis?aw. Sarà commemorata la figura di Fra' Giulio Rella.

17 febbraio, ore 9,00. ROMA Istituto Comprensivo Paritario “Divina Provvidenza”, Via Matteo Bartoli, 255 (Quartiere Giuliano-Dalmata). Proiezione del film “Il Cuore nel pozzo”, nell’ambito dello svolgimento dei Moduli didattici sulla Storia del Quartiere Giuliano-Dalmata di Roma, a cura della Dott.ssa Roberta Fidanzia e promossi dalla SISAEM.


Iniziative organizzate in collaborazione con la SISAEM:

7 febbraio, ore 10,00. ROMA Università degli Studi “La Sapienza” - Facoltà di Economia. Conferenza stampa di presentazione delle iniziative del “Comitato 10 Febbraio”.

8 febbraio, ore 9,30 - 12,30. ROMA Giornata del Ricordo presso il Teatro Brancaccio, Via Merulana 244. Convegno storico: relazioni del Prof. Paolo Simoncelli, Docente di Storia Moderna, e del Prof. Augusto Sinagra, Docente di Diritto dell’Unione Europea, entrambi dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Interventi dell’On. Giorgia Meloni, Vice Presidente della Camera dei Deputati, dell’Assessore alle Politiche giovanili del Comune di Roma, Jean Léonard Touadi, del Presidente Nazionale del “Comitato 10 febbraio”, Federico Blasevich, della Dott.ssa Roberta Fidanzia, Presidente SISAEM. A seguire: balletto dell’Accademia Nazionale di Danza del Convitto Nazionale Vittorio Emanuele, esibizione Musicale di Paula Papadopulos e Cristina Puia; proiezione del filmato “Io ricordo e tu?”.

10 febbraio, ore 18,00. ROMA Deposizione di una corona presso l’Altare della Patria.

13 febbraio, ore 10,30. ROMA Conferenza storica presso l’Istituto Sant’Anna, Viale Marconi, 700. Intervengono: Marco Perissa, Vice Presidente Nazionale del Comitato 10 febbraio, Roberta Fidanzia, Presidente SISAEM.


Eventi storici e culturali internazionali telematici:

GiornodelRicordo.it
1° convegno telematico 5-15 febbraio 2007
Gli argomenti del Convegno telematico sono l’esodo giuliano-dalmata e, più in generale, il confine orientale italiano dal 1900 al 1960 (storia, cultura, territorio, comunità, persone).
L’evento è organizzato da: ASIME, SISAEM e “Il Giuliano Dalmata” e si svolge interamente a distanza all’indirizzo web www.giornodelricordo.it.

Corso online: l’Istria nel Medioevo, 2a edizione
Dal 10 al 28 febbraio 2007
Gli iscritti riceveranno direttamente via e.mail, con cadenza periodica, 5 contributi in formato PDF redatti da storici e studiosi di storia giuliano-dalmata. Il corso è curato dal Medioevo Italiano Project e dalla SISAEM. Il sito web è www.giuliano-dalmata.net.


Periodici a stampa:
È disponibile, in edicola ed in libreria, il numero 2 de “Il Giuliano Dalmata. Rivista d’informazione culturale adriatica”. Il sito web è http://www.ilgiulianodalmata.it


Eventi mediatici:
9 febbraio, ore 12,30-13,00: trasmissione televisiva “Piazza del Popolo”, RomaUno (Sky canale 860), puntata dedicata al tema. Intervengono il Prof. Augusto Sinagra, Università degli Studi “La Sapienza” di Roma e Roberta Fidanzia, Dottore di Ricerca, Università degli Studi “La Sapienza”.


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Per saperne di più:
SISAEM
Società Internazionale per lo Studio dell’Adriatico nell’Età Medievale
Centro di Documentazione Storica e Multimediale dall’Antichità all’Età Contemporanea
Viale Oscar Sinigaglia, 48 - 00143 Roma - tel. 06.916501181 - www.sisaem.it - posta@sisaem.it
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Angelo Gambella

Attualità, Storia

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Luis de Molina. La vita e le opere principali

sabato dicembre 23, 2006

Luis de Molina. La vita e le opere principali
di Roberta Fidanzia

Teologo, filososofo e giurista, Luis de Molina, nato in Spagna nel 1535, è stato una delle figure più interessanti e colte della Penisola Iberica del XVI secolo.
Nel 1551 inizia gli studi di Diritto a Salamanca, che lasceranno in lui un segno profondo, tanto da fargli maturare, in età avanzata, la sua opera politica più grande: De Iustitia et iure. L’apprezzamento di questa materia, da parte sua, contrasta con l’avversione che, invece, nutrivano nei suoi confronti, due contemporanei importanti di Molina: Lutero e Calvino.
Nel 1553 si reca a Sant’Ignazio come novizio e due anni dopo inizia gli studi di filosofia. Tra il 1559 ed il 1562 compie gli studi di teologia. Tra il 1562 ed il 1563 viene destinato ad Evora a sostituire il professor Jorge Serao e a terminare il suo dottorato. Successivamente viene trasferito a Coimbra, ma torna ad Evora nel 1567, dove inizia l’insegnamento di teologia ottenendo ampio successo di pubblico. Nel 1577 la peste colpisce Evora e la scarsissima affluenza di studenti nell’università favorisce il riposo di Molina che si dedica alla stesura di importanti testi. È in questo periodo che porterà a termine i cinque volumi dell’opera De Iustitia et Iure.
Nel 1583 inizia a scrivere la Concordia, nome con il quale è largamente conosciuta l’opera Liberi Arbitrii cum Gratiae donis, divina praescientia, providentia, praedestinatione et reprobatione Concordia, ovvero Concordanza del libero arbitrio umano con i doni della grazia, della divina prescienza, della provvidenza, della predestinazione e della condanna. La stesura di quest’opera, però, gli procura violenti attacchi, soprattutto da parte dei domenicani – in particolare Domingo Bañez –, e nel 1586 deve lasciare Evora per recarsi a Lisbona. Chiede il permesso per la pubblicazione dell’opera e, dopo alcune correzioni e moltissime difficoltà, nel 1588 ottiene l’autorizzazione dell’Ordine di Roma e del Tribunale dell’Inquisizione portoghese. Tra il 1591 ed il 1597 s’infiamma la discussione sulle tesi di Molina e del suo avversario Bañez. I due teologi si accusano reciprocamente di eresia: Molina è accusato di pelagianesimo e Bañez di aver scritto opere dalle quali Lutero avrebbe dedotto le sue idee eretiche.
Nessuno dei due vedrà la soluzione della questione: Molina muore il 12 ottobe 1600, Bañez il 22 ottobre 1604. Solamente nel 1607 la Chiesa stabilirà che né l’opera di Molina e dei suoi seguaci era pelagiana, né quella di Bañez e dei domenicani era luterana o calvinista.
Come già evidenziato, due sono le opere più importanti di Molina: dal punto di vista teologico la Concordia, mentre dal punto di vista filosofico-politico il De Iustitia et Iure, che da molti studiosi è considerata la sua opera magna, in quanto in essa Molina esprime con particolare efficacia la sua prospettiva liberale classica su questioni economiche, politiche e giuridiche.
Tutto il pensiero di Molina è permeato da una profonda fede nella libera scelta della persona umana e ruota intorno alla definizione del concetto dell’agente attivo. “Si dice libero l’agente che [...] è in grado di agire e di non agire, oppure è in grado di fare qualcosa in certo modo, così come di farla in modo contrario”. Dal punto di vista teologico la sua concezione della libertà della volontà si traduce nella comprensione della natura della libera azione umana alla luce della grazia di Dio e della divina precomprensione. Il suo concetto di libertà – potere di autodeterminazione – dedotto sia teologicamente che filosoficamente, dà impulso e sostiene il suo pensiero relativamente alla capacità dell’uomo di operare il bene. Secondo Molina – e per questo accusato, principalmente da Domingo Bañez, di pelagianesimo – l’uomo senza l’intervento della grazia può porre in atto azioni virtuose, anche caritatevoli; può resistere alle tentazioni, anche gravissime; può raggiungere il suo fine naturale. Tutto ciò sembrerebbe dare all’uomo un’autonomia eccessiva, ma questo è solo uno degli aspetti, interessantissimi, del pensiero di Molina. Questi stessi principi aprono un cerchio che sembra essere, forse, troppo stretto e chiuso. La chiave è il concetto di concausalità: le concause che producono uno stesso effetto hanno una certa uguaglianza, hanno qualcosa in comune, che non esclude la corrispondente subordinazione specifica. L’effetto è unico e indivisibile, ma con relazioni specifiche diverse, a seconda delle cause che concorrono nella sua produzione, in quanto ognuna di esse apporta un elemento specificante. Questo è l’elemento fondamentale per capire come Dio per la perfezione della Sua sapienza, che non ha bisogno dell’oggetto, per mezzo della Sua supercomprensione, può conoscere il precipuo della causa libera anche prima che questa produca il suo effetto nella realtà. Questa scienza di Dio, secondo Molina, è insieme perfettissima, ma non necessaria, ovvero potrebbe conoscere altre determinazioni creaturali ed è essa stessa contingente senza essere libera. È la “scienza media” e tramite essa, Molina, cerca di trovare una spiegazione coerente al problema della predestinazione, argomento portante della sua indagine speculativa, unitamente ed in stretta relazione ai concetti di libertà, grazia, rapporto Dio-uomo.
Nell’opera Liberi Arbitrii cum Gratiae donis, divina praescientia, providentia, praedestinatione et reprobatione Concordia (Lisbona 1588), Molina difende “un sistema chiamato ‘scienza media’, per il fatto di trovarsi, questa conoscenza, tra quella di mero intelletto e quella della visione suprema, al fine di far concordare la grazia divina con l’arbitrio. [...] Dio, grazie alla scienza della semplice intelligenza, vede tutto il possibile; grazie alla scienza media conosce quello che liberamente farebbe ogni volontà nell’ordine ad essa corrispondente. Egli vuole salvare tutti gli uomini, a condizione che anch’essi lo vogliano; perciò concede a tutti gli strumenti sufficienti, anche se non nella medesima misura. Tramite la scienza della visione conosce quelli che si salveranno e quelli che non si salveranno, e predestina ognuno alla gloria o all’inferno. La grazia, dunque, sarà efficace se cooperiamo con la nostra volontà. Questa collaborazione rende la grazia efficace in acto secundo. La grazia efficace in acto primo dipende solo da Dio” . Tentando di spiegare ulteriormente: per Dio la determinazione della creatura non è casuale, dunque la conoscenza che Egli ha eternamente di essa è metafisicamente certa. Tutto ciò presuppone in Dio un decreto eterno di comunicare con intenzione sincera e volontà seria per ottenere il consenso dell’uomo, senza però determinarlo. Perciò questa grazia efficace, anche se in acto primo, è un beneficio speciale di Dio rispetto alla grazia puramente sufficiente. In questo modo rimane salva la libertà umana, senza sminuire in nulla e per nulla il dominio supremo e la bontà di Dio.
L’idea di libertà umana forma le basi della nozione di società civile di Molina: mediante la grazia di Dio, le persone sono libere di esprimere in modo virtuoso il loro essere cittadini e di prendere decisioni su loro stesse relativamente a materie che riguardano il benessere materiale e spirituale. Molina afferma l’importanza della libertà individuale nel libero scambio e si oppone alla regolamentazione governativa dei prezzi e dei mercati. Condanna il mercato degli schiavi ritenendolo immorale e sostiene la proprietà privata.
Il testo fondamentale in cui si esprime la filosofia politica di Molina è il De Iustitia et Iure, composto di trattati e di 760 dispute etiche e giuridiche, nelle quali, inoltre, egli giustifica il tirannicidio, proprio in funzione del principio di libertà dell’uomo come agente attivo della volontà di Dio, e argomentando delle pene postpone il fine correttivo e reintegrativo nella società al bene comune della società, in quanto “il giudice non deve mirare tanto al bene del delinquente, quanto al bene comune della repubblica”.
Il piano dell’opera di Molina è molto originale ed interessante e trae ispirazioe dalla classificazione della giustizia di Aristotele. L’opera di Molina è influenzata dalla filosofia di San Tommaso e, inoltre, dalle idee di due domenicani a lui contemporanei: Vittoria e Soto.
Il trattato di Molina sull’origine e la natura della società civile si radica nella linea aristotelico-tomistica. Egli postula tre gruppi di ragioni all’origine della società politica. Le prime due costituiscono la base naturale per le funzioni ‘direttive’ dello stato: l’indigentia (l’istintivo razionale senso del bisogno) e la socialitas (che assicura la possibilità dello sviluppo umano). La terza è responsabile per il potere ‘coercitivo’ dello stato: l’eventus peccati (l’effetto della colpa originale).
Per Molina l’uso diretto del potere è conferito ai governatori attraverso una communicatio o concessio con le quali si rende inattiva la residua naturale autorità del popolo, ma la si lascia intatta. In un certo senso la si pone in stato di ‘attesa’. Pertanto rimane valido il diritto di resistenza al tiranno. Anche nel rapporto tra Stato e Chiesa, Molina utilizza il metodo dello stato di attesa: di regola il Papa non ha potere diretto d’intervento nelle questioni temporali, eccetto che nel suo Stato. Ma Molina concede alcune circostanze pratiche particolari nelle quali il Papa può intervenire nella giurisdizione temporale.
Nella sua indagine speculativa Molina si sofferma anche sulla definizione e divisione della legge, sulla relazione tra diritto naturale e ius gentium, nonché sulla relazione tra la legge positiva e problemi economici come l’imposizione delle tasse.
In conclusione si può dire che la filosofia politica di Molina sia realistica, considerando l’uomo nel contesto della storia a lui contingente; il suo pensiero sia personale, ponendo la libertà individuale al centro di tutta la sua speculazione; che la sua visione della società civile sia ampiamente democratica, considerando la possibile forte opposizione che il popolo potrebbe opporre ad un tiranno, ovvero ad un usurpatore dell’autorità.
Roberta Fidanzia

Storia, Religione

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Il Breve Chronicon Northmannicum

sabato dicembre 23, 2006

Il Breve Chronicon Northmannicum, compilato da un anomimo pugliese all'inizio dell'XII secolo, è una fonte preziosa della conquista normanna della Puglia.

Il Chronicon spazia dal 1041 al 1085, dalla prima massiccia invasione dei guerrieri normanni della Puglia bizantina, alla morte del "glorioso" duca Roberto Guiscardo.

I primi normanni, giunti in Puglia al soldo dei longobardi, presto travolgono i greci di Michele Dokeianos (1042), e già nel 1045 hanno in Guglielmo Fortebraccio, un Altavilla, il primo conte di Puglia. I capi normanni si disputano fra di loro le grandi città marittime pugliesi, Brindisi, Bari, Trani, Otranto, Oria, Taranto. Ogni tentativo di difesa, opposto dagli imperatori che si susseguono sul trono di Costantipoli, sembrano invani. Neppure papa Leone IX riesce ad avere la meglio dei normanni (1053) e papa Niccolò II deve riconoscere il conte Roberto nel ducato di Puglia, Calabria e Sicilia, quest'ultima da strappare agli arabi (1059). Prima che entri da trionfatore in Palermo (1072) Roberto deve ancora vincere le ultime resistenze bizantine (1061-70). Il duca Roberto, quindi, assedia e espugna la longobarda Salerno che ancora gli resisteva (1074).
Il duca, che aveva in animo la conquista dell'impero, sbarca sulla coste elleniche e vince Alessio a Durazzo (1081). Intanto Enrico re di Germania depone papa Gregorio VII ed insedia Guiberto di Ravenna (1084), il Guiscardo accorre in soccorso del papa, scaccia le truppe teutoniche e saccheggia Roma. Gregorio VII muore a Salerno (1085) e quello stesso anno muore l'eroe normanno, il duca Roberto, che è seppellito a Venosa.

La prima edizione del Chronicon è stata curata da L.A. Muratori nel V tomo dei Rerum Italicarum Scriptores, sulla base del testo fattogli pervenire da Pietro Polidori, ricavato da un codice del XII-XIII sec., e da una copia del 1530ca, dei quali si è persa ogni traccia. Ritenuto un falso da G. Guerrieri, è al contrario, una fonte autentica. L'edizione elettronica riprende il testo edito dal Muratori, e rimandiamo per tutte le notizie all'ottimo E. Cuozzo, Il Breve Chronicon Northmannicum, 1971.
Angelo Gambella

Storia, Medioevo

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La quinta edizione di IS - Internet e Storia

mercoledì novembre 29, 2006

Il Forum dedicato al binomio Internet e Storia

Dal 15 gennaio al 15 marzo 2007 si svolgerà la 5a edizione del Forum.

Come consuetudine, i temi principali del 5° Forum telematico, saranno Internet, la Storia e tutte le tematiche inerenti all'applicazione della multimedialità alla Storia e, in genere, alle discipline umanistiche.

Le relazioni saranno disponibili dal 15 gennaio per la consultazione nel sito da parte degli iscritti (adesioni libere). Il dibattito, moderato da professionisti del settore e specialisti universitari, si svolgerà via mailing-list proprietaria. Lingua ufficiale è l'italiano, ma saranno accettati interventi in inglese, spagnolo, tedesco e francese. Parteciperanno ai lavori gli iscritti al Master a distanza in Informatica per la Storia medievale. Per tutti sarà possibile richiedere l'attestato di partecipazione.

Alla chiusura del Forum gli Atti saranno pubblicati sia in «Storiadelmondo» (ISSN 1721-0216). L'edizione CD-ROM per il periodo 2003-2006, intende costituire un più ampio dossier sullo stato della storia in rete. L'attuale sezione Dossier è basata sull'archivio del Forum, da altri materiali pubblicati in rete, e dai testi della collezione a stampa 'Quaderni del Medioevo Italiano Project'.

Per iscriversi come relatore è possibile compilare il modulo di autocandidatura. La scadenza per la presentazione delle candidature per la 5a edizione 2007 è fissata a Lunedì 8 gennaio 2007. Sono ammesse anche candidature per l'apertura di specifiche Aree di lavoro.

www.internetestoria.it
Angelo Gambella

Convegni, Storia

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