La Presentazione del lavoro di Adolfo Panarello, dal titolo ''Castrum Galluccij. Storia di un insediamento fortificato del Casertano'' è in programma a Roma, Sabato 3 marzo alle ore 17 presso la Libreria Archeologica in V. San Giovanni in Laterano 46.
Il libro edito da Spolia, contiene il resoconto di uno studio analitico, sistematico e, per certi versi, pionieristico, effettuato sul castello di Galluccio, un importante esempio di architettura fortificata in provincia di Caserta. Alla ricerca archivistica si affianca un'attenta lettura dello "status" reale superficiale, che consente di proporre un'affascinante ipotesi ricostruttiva della postazione militare fino ad ieri impensabile. La realtà strutturale esaminata si cala, così, nel contesto generale delle fortificazioni dell'antica Terra di Lavoro, rivelando acute scelte strategiche e abili soluzioni tattiche. Infine sono fornite preziose indicazioni araldiche sulle nobili famiglie che ne sancirono la fondazione e l'evoluzione.
— Castrum Galluccij
venerdì febbraio 23, 2007
Angelo GambellaMaster a Distanza in Informatica per la Storia Medievale
lunedì febbraio 19, 2007
Il Master a Distanza in Informatica per la Storia Medievale (MDISM) ha l’obiettivo di preparare i suoi frequentanti alla sfida lanciata dalle nuove tecnologie. L’utilizzo della multimedialità, infatti, caratterizza ormai ogni fase dello studio e della ricerca storica ed anche la didattica non può prescinderne più. A questo scopo risulta molto importante formare docenti e studenti all’uso del mezzo telematico ed elettronico.
Il MDISM s’inserisce nell’ambito delle attività di formazione della Drengo, che vanta un’importante esperienza pluriennale nel settore, ed è rivolto a docenti, ricercatori e giornalisti, ma anche a studenti universitari che intendano acquisire e sperimentare sul campo le nuove conoscenze.
Per questo il MDISM è articolato in tre diverse sezioni e si configura come uno dei primi Master svolto interamente a distanza finalizzato a formare professionisti di quel fondamentale settore culturale costituito dal binomio insegnamento/diffusione della cultura e della storia medievale in particolare.
Il Master è stato dunque ideato con lo scopo di formare esperti in informatica per la storia medievale, a fini di ricerca e di didattica della storia. Aspetto fondamentale avranno pertanto l’ideazione, la gestione e l’utilizzazione di strumenti informatici utili per la storia medievale.
Fra gli obiettivi primari del Master vi è, infatti, anche quello di rendere i laureati in materie umanistiche, qualunque sarà in futuro il proprio campo di lavoro (pubblica amministrazione, gestione dei contenuti dei siti web per fini culturali, giornalismo, direzione di istituti culturali, ecc.), abili ed autonomi nell’accedere direttamente alle fonti multimediali e, soprattutto, di renderli capaci di elaborarle al fine di poter esercitare professioni che possano trarre vantaggi congiuntamente da profonde e valide conoscenze in ambito storico e da notevoli abilità nelle nuove tecnologie multimediali, sempre più indispensabili nei vari campi del sapere.
Calendario del 2° ciclo 2007
Apertura iscrizioni: 18 dicembre 2006
Chiusura iscrizioni: 30 marzo 2007
Inaugurazione: 1 marzo 2007
Organizzazione: 8 moduli base più 7 moduli specialistici per i seguenti settori: A) didattica della storia B) giornalismo storico-scientifico C) ricerca storica.
Rivolto a: Docenti e ricercatori; giornalisti e operatori della comunicazione; professionisti; laureati; laureandi.
Numero massimo di partecipanti: 30.
Direttore Dott.ssa Roberta Fidanzia, dottore di ricerca presso l'Università degli Studi "La Sapienza" di Roma.
Patrocinio del Medioevo Italiano Project e della Società Internazionale per lo Studio dell'Adriatico nell'Età Medievale.
Obiettivi:
Maturare conoscenza e competenza nell'utilizzo degli strumenti informatici per lo studio e la ricerca in ambito storico-umanistico e segnatamente nei confronti della storia del medioevo italiano ed europeo;
Ampliare il proprio curriculum;
Pubblicare il proprio elaborato finale se ritenuto meritevole.
Il sito web www.master.drengo.net
— Angelo Gambella
Il MDISM s’inserisce nell’ambito delle attività di formazione della Drengo, che vanta un’importante esperienza pluriennale nel settore, ed è rivolto a docenti, ricercatori e giornalisti, ma anche a studenti universitari che intendano acquisire e sperimentare sul campo le nuove conoscenze.
Per questo il MDISM è articolato in tre diverse sezioni e si configura come uno dei primi Master svolto interamente a distanza finalizzato a formare professionisti di quel fondamentale settore culturale costituito dal binomio insegnamento/diffusione della cultura e della storia medievale in particolare.
Il Master è stato dunque ideato con lo scopo di formare esperti in informatica per la storia medievale, a fini di ricerca e di didattica della storia. Aspetto fondamentale avranno pertanto l’ideazione, la gestione e l’utilizzazione di strumenti informatici utili per la storia medievale.
Fra gli obiettivi primari del Master vi è, infatti, anche quello di rendere i laureati in materie umanistiche, qualunque sarà in futuro il proprio campo di lavoro (pubblica amministrazione, gestione dei contenuti dei siti web per fini culturali, giornalismo, direzione di istituti culturali, ecc.), abili ed autonomi nell’accedere direttamente alle fonti multimediali e, soprattutto, di renderli capaci di elaborarle al fine di poter esercitare professioni che possano trarre vantaggi congiuntamente da profonde e valide conoscenze in ambito storico e da notevoli abilità nelle nuove tecnologie multimediali, sempre più indispensabili nei vari campi del sapere.
Calendario del 2° ciclo 2007
Apertura iscrizioni: 18 dicembre 2006
Chiusura iscrizioni: 30 marzo 2007
Inaugurazione: 1 marzo 2007
Organizzazione: 8 moduli base più 7 moduli specialistici per i seguenti settori: A) didattica della storia B) giornalismo storico-scientifico C) ricerca storica.
Rivolto a: Docenti e ricercatori; giornalisti e operatori della comunicazione; professionisti; laureati; laureandi.
Numero massimo di partecipanti: 30.
Direttore Dott.ssa Roberta Fidanzia, dottore di ricerca presso l'Università degli Studi "La Sapienza" di Roma.
Patrocinio del Medioevo Italiano Project e della Società Internazionale per lo Studio dell'Adriatico nell'Età Medievale.
Obiettivi:
Maturare conoscenza e competenza nell'utilizzo degli strumenti informatici per lo studio e la ricerca in ambito storico-umanistico e segnatamente nei confronti della storia del medioevo italiano ed europeo;
Ampliare il proprio curriculum;
Pubblicare il proprio elaborato finale se ritenuto meritevole.
Il sito web www.master.drengo.net
Il vero viso di Dante
domenica gennaio 28, 2007
Finalmente ingegneri ed antropologi svelano il vero profilo del Sommo Poeta.
Tre le equipe di ricerca impegnate nel progetto: il Laboratorio di Realtà virtuale della II Facoltà di Ingegneria a Forlì, diretto dal prof. Persiani, l'equipe antropologica del prof. Gruppioni ed il gruppo ricerca del prof. Mallegni dell'Università di Pisa.
Al termine di questo laborioso lavoro di ricostruzione, risulta che probabilmente il famoso profilo dantesco con mento prominente e naso aquilino, non corrisponda esattamente al vero volto del nostro amato Dante e che i suoi ritratti hanno tramandato. Il suo volto, infatti,non aveva i tratti spigolosi e l'espressione torva ed accigliata che figura nei libri di scuola. Questo è il risultato di uno studio realizzato al Laboratorio di realtà virtuale della II Facoltà di ingegneria di Forlì.
Il Prof. Giorgio Gruppioni ha affermato in un'intervista: "Abbiamo restituito a Dante la sua umanità, è tornato ad essere uno di noi. I ritratti volevano far emergere lo spirito del poeta. Erano più psicologici che reali".
Si pensi, infatti, al ritratto umano scritto da Boccaccio che ha finito per fornire lo stereotipo per tutta l'iconografia successiva: "Il suo volto fu lungo, e il naso aquilino, e gli occhi anzi grossi che piccoli, le mascelle grandi, e dal labbro di sotto era quel di sopra avanzato (...) e sempre nella faccia malinconico e pensoso". E poi a quello ancora più spigoloso e grammatico che in Vaticano è uscito dai pennelli di Raffaello.
Gli studi sul vero volto di Dante hanno origine all’Università di Bologna, a partire dagli anni Venti, con il lavoro dell’antropologo Fabio Frassetto. In occasione del sesto centenario della morte del poeta, Frassetto ottenne infatti il permesso di effettuare rilievi sulle sue ossa, conservate a Ravenna, ultima città del lungo peregrinare dell'esule Dante, ove morì. Frassetto non potè effettuare un calco del cranio ma lo ricostruì sulla base delle misurazioni. La mascella, andata perduta, venne poi modellata sulla base del cranio così ricostruito. Già allora, sovrapponendo quel cranio a molti ritratti del poeta, Frassetto notava che non gli assomigliavano affatto. Eccezion fatta per quello della scuola giottesca nel Bargello a Firenze. E non è un caso che tale ritratto sia precedente al testo, più psicologico che descrittivo, opera del Boccaccio.
E così, il lavoro odierno ha preso origine dal lavoro di più di ottant'anni fa. L’equipe del laboratorio di Realtà Virtuale di Forlì, diretto dal prof. Persiani, dopo aver elaborato digitalmente il calco costruito dal Prof. Frassetto con tecniche di reverse engineering, ha proceduto alla realizzazione della mandibola, che risulta mancante, tramite tecnologia di modellazione virtuale. Tali complesse elaborazioni hanno portato al modello digitale del cranio completo di Dante. Dal modello cranico così ottenuto il laboratorio ha prodotto il modello fisico dello stesso, mediante un sistema di prototipazione rapida.
Infine sul modello cranico fisico sono state apposte dall'equipe del Prof. Mallegni le parti molli del volto, rappresentate dalla muscolatura, dal pannicolo adiposo e dalla cute, secondo la tecnica di facial reconstruction impiegata anche nel campo dell’antropologia forense. Il risultato di quest’ultima fase rappresenta una prima interpretazione dell’aspetto probabile del volto.
La ricerca è poi proseguita a Forlì. Lo stesso procedimento di ricostruzione 3D è stato applicato al volto ricostruito manualmente al fine di rielaborare virtualmente il risultato della ricostruzione dei tessuti molli: la ricostruzione del volto è manipolabile così in forma dinamica, permettendo di verificare diverse ipotesi, da confrontarsi con le fonti storiche, circa le possibili varianti dipendenti dall’età, dallo stato di salute ecc. del Poeta.
Attendiamo i risultati definitivi che probabilmente ci regaleranno la visione del vero volto del Sommo Poeta.
— Roberta Fidanzia
Tre le equipe di ricerca impegnate nel progetto: il Laboratorio di Realtà virtuale della II Facoltà di Ingegneria a Forlì, diretto dal prof. Persiani, l'equipe antropologica del prof. Gruppioni ed il gruppo ricerca del prof. Mallegni dell'Università di Pisa.
Al termine di questo laborioso lavoro di ricostruzione, risulta che probabilmente il famoso profilo dantesco con mento prominente e naso aquilino, non corrisponda esattamente al vero volto del nostro amato Dante e che i suoi ritratti hanno tramandato. Il suo volto, infatti,non aveva i tratti spigolosi e l'espressione torva ed accigliata che figura nei libri di scuola. Questo è il risultato di uno studio realizzato al Laboratorio di realtà virtuale della II Facoltà di ingegneria di Forlì.
Il Prof. Giorgio Gruppioni ha affermato in un'intervista: "Abbiamo restituito a Dante la sua umanità, è tornato ad essere uno di noi. I ritratti volevano far emergere lo spirito del poeta. Erano più psicologici che reali".
Si pensi, infatti, al ritratto umano scritto da Boccaccio che ha finito per fornire lo stereotipo per tutta l'iconografia successiva: "Il suo volto fu lungo, e il naso aquilino, e gli occhi anzi grossi che piccoli, le mascelle grandi, e dal labbro di sotto era quel di sopra avanzato (...) e sempre nella faccia malinconico e pensoso". E poi a quello ancora più spigoloso e grammatico che in Vaticano è uscito dai pennelli di Raffaello.
Gli studi sul vero volto di Dante hanno origine all’Università di Bologna, a partire dagli anni Venti, con il lavoro dell’antropologo Fabio Frassetto. In occasione del sesto centenario della morte del poeta, Frassetto ottenne infatti il permesso di effettuare rilievi sulle sue ossa, conservate a Ravenna, ultima città del lungo peregrinare dell'esule Dante, ove morì. Frassetto non potè effettuare un calco del cranio ma lo ricostruì sulla base delle misurazioni. La mascella, andata perduta, venne poi modellata sulla base del cranio così ricostruito. Già allora, sovrapponendo quel cranio a molti ritratti del poeta, Frassetto notava che non gli assomigliavano affatto. Eccezion fatta per quello della scuola giottesca nel Bargello a Firenze. E non è un caso che tale ritratto sia precedente al testo, più psicologico che descrittivo, opera del Boccaccio.
E così, il lavoro odierno ha preso origine dal lavoro di più di ottant'anni fa. L’equipe del laboratorio di Realtà Virtuale di Forlì, diretto dal prof. Persiani, dopo aver elaborato digitalmente il calco costruito dal Prof. Frassetto con tecniche di reverse engineering, ha proceduto alla realizzazione della mandibola, che risulta mancante, tramite tecnologia di modellazione virtuale. Tali complesse elaborazioni hanno portato al modello digitale del cranio completo di Dante. Dal modello cranico così ottenuto il laboratorio ha prodotto il modello fisico dello stesso, mediante un sistema di prototipazione rapida.
Infine sul modello cranico fisico sono state apposte dall'equipe del Prof. Mallegni le parti molli del volto, rappresentate dalla muscolatura, dal pannicolo adiposo e dalla cute, secondo la tecnica di facial reconstruction impiegata anche nel campo dell’antropologia forense. Il risultato di quest’ultima fase rappresenta una prima interpretazione dell’aspetto probabile del volto.
La ricerca è poi proseguita a Forlì. Lo stesso procedimento di ricostruzione 3D è stato applicato al volto ricostruito manualmente al fine di rielaborare virtualmente il risultato della ricostruzione dei tessuti molli: la ricostruzione del volto è manipolabile così in forma dinamica, permettendo di verificare diverse ipotesi, da confrontarsi con le fonti storiche, circa le possibili varianti dipendenti dall’età, dallo stato di salute ecc. del Poeta.
Attendiamo i risultati definitivi che probabilmente ci regaleranno la visione del vero volto del Sommo Poeta.
Il Breve Chronicon Northmannicum
sabato dicembre 23, 2006
Il Breve Chronicon Northmannicum, compilato da un anomimo pugliese all'inizio dell'XII secolo, è una fonte preziosa della conquista normanna della Puglia.
Il Chronicon spazia dal 1041 al 1085, dalla prima massiccia invasione dei guerrieri normanni della Puglia bizantina, alla morte del "glorioso" duca Roberto Guiscardo.
I primi normanni, giunti in Puglia al soldo dei longobardi, presto travolgono i greci di Michele Dokeianos (1042), e già nel 1045 hanno in Guglielmo Fortebraccio, un Altavilla, il primo conte di Puglia. I capi normanni si disputano fra di loro le grandi città marittime pugliesi, Brindisi, Bari, Trani, Otranto, Oria, Taranto. Ogni tentativo di difesa, opposto dagli imperatori che si susseguono sul trono di Costantipoli, sembrano invani. Neppure papa Leone IX riesce ad avere la meglio dei normanni (1053) e papa Niccolò II deve riconoscere il conte Roberto nel ducato di Puglia, Calabria e Sicilia, quest'ultima da strappare agli arabi (1059). Prima che entri da trionfatore in Palermo (1072) Roberto deve ancora vincere le ultime resistenze bizantine (1061-70). Il duca Roberto, quindi, assedia e espugna la longobarda Salerno che ancora gli resisteva (1074).
Il duca, che aveva in animo la conquista dell'impero, sbarca sulla coste elleniche e vince Alessio a Durazzo (1081). Intanto Enrico re di Germania depone papa Gregorio VII ed insedia Guiberto di Ravenna (1084), il Guiscardo accorre in soccorso del papa, scaccia le truppe teutoniche e saccheggia Roma. Gregorio VII muore a Salerno (1085) e quello stesso anno muore l'eroe normanno, il duca Roberto, che è seppellito a Venosa.
La prima edizione del Chronicon è stata curata da L.A. Muratori nel V tomo dei Rerum Italicarum Scriptores, sulla base del testo fattogli pervenire da Pietro Polidori, ricavato da un codice del XII-XIII sec., e da una copia del 1530ca, dei quali si è persa ogni traccia. Ritenuto un falso da G. Guerrieri, è al contrario, una fonte autentica. L'edizione elettronica riprende il testo edito dal Muratori, e rimandiamo per tutte le notizie all'ottimo E. Cuozzo, Il Breve Chronicon Northmannicum, 1971.
— Angelo Gambella
Il Chronicon spazia dal 1041 al 1085, dalla prima massiccia invasione dei guerrieri normanni della Puglia bizantina, alla morte del "glorioso" duca Roberto Guiscardo.
I primi normanni, giunti in Puglia al soldo dei longobardi, presto travolgono i greci di Michele Dokeianos (1042), e già nel 1045 hanno in Guglielmo Fortebraccio, un Altavilla, il primo conte di Puglia. I capi normanni si disputano fra di loro le grandi città marittime pugliesi, Brindisi, Bari, Trani, Otranto, Oria, Taranto. Ogni tentativo di difesa, opposto dagli imperatori che si susseguono sul trono di Costantipoli, sembrano invani. Neppure papa Leone IX riesce ad avere la meglio dei normanni (1053) e papa Niccolò II deve riconoscere il conte Roberto nel ducato di Puglia, Calabria e Sicilia, quest'ultima da strappare agli arabi (1059). Prima che entri da trionfatore in Palermo (1072) Roberto deve ancora vincere le ultime resistenze bizantine (1061-70). Il duca Roberto, quindi, assedia e espugna la longobarda Salerno che ancora gli resisteva (1074).
Il duca, che aveva in animo la conquista dell'impero, sbarca sulla coste elleniche e vince Alessio a Durazzo (1081). Intanto Enrico re di Germania depone papa Gregorio VII ed insedia Guiberto di Ravenna (1084), il Guiscardo accorre in soccorso del papa, scaccia le truppe teutoniche e saccheggia Roma. Gregorio VII muore a Salerno (1085) e quello stesso anno muore l'eroe normanno, il duca Roberto, che è seppellito a Venosa.
La prima edizione del Chronicon è stata curata da L.A. Muratori nel V tomo dei Rerum Italicarum Scriptores, sulla base del testo fattogli pervenire da Pietro Polidori, ricavato da un codice del XII-XIII sec., e da una copia del 1530ca, dei quali si è persa ogni traccia. Ritenuto un falso da G. Guerrieri, è al contrario, una fonte autentica. L'edizione elettronica riprende il testo edito dal Muratori, e rimandiamo per tutte le notizie all'ottimo E. Cuozzo, Il Breve Chronicon Northmannicum, 1971.
L'abbazia di Santa Maria di Kàlena di Peschici
venerdì dicembre 22, 2006
Petizione per salvare la struttura religiosa medievale
L'abbazia di Santa Maria di Kàlena, in agro di Peschici, è da tempo in condizioni degradanti e bisognosa di notevoli interventi.
Eretta forse già nel IX secolo, inizialmente vedeva la presenza di monaci basiliani. Un atto di donazione del 1023 ricorda l'ecclesia in loco qui vocatur Kàlena cuius vocabulum est sancta Maria dove i monaci erano sottoposti alla regola benedettina.
Nel 1058 il cenobio divenne abbazia e con concessioni e conferme di papi ed imperatori i suoi beni si estesero in un ampio territorio della Puglia.
La petizione, disponibile online, è stata promossa dall’Associazione Italia Nostra e dal Centro Studi Martella di Peschici ed ha raccolto, finora, numerose sottoscrizioni.
— Angelo Gambella
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L'abbazia di Santa Maria di Kàlena, in agro di Peschici, è da tempo in condizioni degradanti e bisognosa di notevoli interventi.
Eretta forse già nel IX secolo, inizialmente vedeva la presenza di monaci basiliani. Un atto di donazione del 1023 ricorda l'ecclesia in loco qui vocatur Kàlena cuius vocabulum est sancta Maria dove i monaci erano sottoposti alla regola benedettina.
Nel 1058 il cenobio divenne abbazia e con concessioni e conferme di papi ed imperatori i suoi beni si estesero in un ampio territorio della Puglia.
La petizione, disponibile online, è stata promossa dall’Associazione Italia Nostra e dal Centro Studi Martella di Peschici ed ha raccolto, finora, numerose sottoscrizioni.