Recensione a William R. Cook (a cura di), The Art of the Franciscan Order in Italy
Il volume qui presentato è uno splendido esempio di come uno studio multidisciplinare possa portare luce su uno degli aspetti più controversi della storia del movimento francescano.
Fin dalle origini, infatti, il Francescanesimo ha professato la sua totale devozione all’ideale di povertà, sulla scia dello straordinario e nobilissimo esempio del Santo patrono d’Italia. L’Amore per Madonna Povertà è stato lo scopo sublime di Francesco ed il motore propulsore dell’Ordine.
Per questo motivo, spesso, francescani delle origini e critici più o meno contemporanei, hanno opposto all’esplosione della magnificenza dell’arte francescana, una strenua ed agguerrita resistenza, invocando una sorta di condanna verso l’estasi estetica dell’espressione artistica, nella quale vedevano la celebrazione della materialità e la contraddizione del sublime ideale.
Soprattutto, infatti, vedevano al suo interno il rifiuto palese, evidente, inaccettabile, del motivo fondativo dell’Ordine stesso. L’esaltazione della corporeità, della fisicità, ma soprattutto della ricchezza della celebrazione contrastava, secondo le interpretazioni più restrittive, con l’aspirazione ascetica alla povertà. L’amata Povertà di Francesco si scontrava con la ricchezza splendente dell’arte che ne celebrava la vita, la missione e la santità.
Questo volume di saggi, realizzato da studiosi statunitensi e britannici, presenta un’interessantissima panoramica sull’arte francescana nel tardo medioevo e nella prima età moderna in Italia, rivalutando completamente l’opera, il significato e la missione della medesima.
Attraverso la lettura dei vari saggi ivi proposti, si giunge ad una visione interdisciplinare della problematica in esame e, soprattutto, si evince che il rifiuto della bellezza estetica e della sontuosità dell’arte francescana nasce da un errore interpretativo fondamentale, che in questa sede si tenterà di contribuire a chiarire.
A partire dalla costruzione della Basilica d’Assisi, luogo in cui riposano le amate spoglie del ‘sole d’oriente’, l’Ordine francescano ha subito un movimento tellurico al suo interno, scindendosi in due correnti di pensiero opposte. La prima, appunto, che ha rifiutato tale fastosità, asserendo motivazioni ideali di conformità all’esempio del Santo. La seconda, che, di contro, ha sostenuto l’elaborazione meravigliosa dell’arte francescana, evidenziando come, nello stesso spirito di Francesco, regnasse l’ideale di esaltazione della bellezza del Creato e, necessariamente consequenziale, del suo Creatore.
La perfezione estetica dell’arte francescana non è celebrazione dell’uomo, non è auto-celebrativa ed auto-referenziale, è celebrazione del Signore, celebrazione della sublime bellezza del Creatore del cielo e della terra, e del Creatore dell’uomo, che a Lui deve ogni cosa.
È esaltazione della Sua grandezza, della Sua generosità, della Sua volontà di Bene e Bellezza. Il senso estetico è anche divulgazione della religione, dei dogmi, della fede. Attraverso le immagini della vita di Cristo e della vita di Francesco, anche gli illetterati avevano la possibilità di conoscere gli elementi fondamentali della religione cristiana.
La prima espressione sublime d’arte francescana l’ha offerta lo stesso Francesco con la rappresentazione del Presepe. La nascita del Salvatore, di Colui che si fa uomo, piccolo, umile, bisognoso, povero tra i poveri, eppure più potente di tutti i potenti. È la celebrazione dell’Amore, quell’Amore universale, nel senso che copre ed avvolge ogni creatura ed ogni schiera e che deriva dall’Unico motore della vita che è Dio. È teologia allo stato puro. Com’è teologia l’arte francescana. La costruzione della Basilica è glorificazione di Francesco, del povero Francesco, che ha amato Dio al di sopra di ogni cosa e che ha ripercorso la vita di Cristo, del Figlio salvatore. Dunque, non è rievocazione dell’uomo Francesco, ma del Santo di Dio: è esaltazione di Dio stesso. E lo stesso Francesco insegnava che per il Gran Signore, per il Gran Re, dovevano essere disposti tutti gli onori. Questo è il Poverello: il cavaliere del Gran Re, l’araldo del Gran Signore. Il suo è un ideale intriso di cavalleria, non la cavalleria di Don Chisciotte e Sancho Panza, ma la cavalleria medievale, la vera cavalleria, quella che aveva per ideale il Cristianesimo, il Cristo, Iddio. Non il giullare senza cultura, il burlone, il fanfarone che ce l’aveva con i ricchi ed i potenti, come la più mediocre vulgata lo diffonde, soprattutto ai giorni d’oggi.
Si sbaglia se non si vede in Francesco l’esempio tangibile dell’uomo medievale; si sbaglia se non si vede nell’esaltazione artistica francescana l’esaltazione del Creatore, una sorta di celebrazione della Messa, che è la celebrazione del Signore, alla portata di tutti. Chiunque può ‘leggere’ la Bibbia, chiunque può ‘leggere’ il Vangelo ed ognuno può ‘leggere’ dell’esempio dell’uomo che lo ha seguito nel più piccolo dettaglio. Attraverso gli affreschi, i dipinti, le raffigurazioni dei miracoli, le rappresentazioni degli episodi salienti della vita del Santo, ognuno può conoscere il Cristianesimo.
È chiaro che vi sarà chi ‘legge’ ad un primo livello, solo esperienziale, superficiale; chi ‘legge’ ad un livello storico ed interpretativo e chi ‘legge’ ad un terzo livello, che è quello filosofico e teologico. Ma l’elemento fondamentale è che la lettura al primo livello è accessibile a tutti quanti vogliano farlo.
L’arte francescana, quindi, è stata veicolo di divulgazione dell’opera di Francesco e del Vangelo di Cristo, ma anche strumento di elevazione, individuale e collettiva. Ha avuto influenze in ogni campo in Italia, ma anche all’estero.
Come l’opera somma di Dante, la Commedia, è arte francescana. È percorso di salvazione, visione sublime e salvifica del Divino. Non farsa strumentale e politica nel senso più bieco. La Commedia è la vita dell’uomo; rappresenta, come il francescanesimo e quindi come la sua arte, la possibilità per l’uomo di raggiungere il sommo Bene, attraverso la fede, attraverso il credo nei principi del Cristianesimo, che grazie a quest’arte sono stati resi accessibili, splendenti e non tetri, portatori di luce e non di tenebra, vivificanti nel nome di Dio e di Cristo, donatori di vita.
L’attenzione del volume è concentrata sull’Italia fino al XV secolo ed è documentata da un abbondante apparato iconografico, in parte in bianco e nero, ed in parte a colori, che rende perfettamente l’idea della linea degli Autori ed offre un tangibile esempio di quanto da essi sostenuto nei propri studi, siano essi studi storici in senso stretto, di storia dell’arte, di critica letteraria e di teologia.
Per pura utilità del Lettore, si riporta l’indice dei contenuti del Volume:
Donald Cooper, “In loco putissimo et firmissimo”: The Tomb of St. Francis in History, Legend and Art
Janet Robson, The Pilgrim’s Progress: Reinterpreting the Trecento Frasco Programme in the Lower Church at Assisi
Daniel T. Michaels, The Exterior Facade of the Basilica of St. Francis in Assisi
Marylin Aronberg Lavin, Cimabue at Assisi: The Virgin, the ‘Song of Songs’, and the Gift of Love
Thomas de Wessolow, The Date of the St Francis Cycle in the Upper Church of San Francesco at Assisi: The Evidence of Copies and Considerations of Method
Beth A. Mulwaney, The Beholder as Witness: The ‘Crib at Greccio’ from the Upper Church of San Francesco, Assisi and Franciscan Influence on Late Medieval Art in Italy
Ronald B. Herzman, ‘I Speak not yet of Proof’: Dante and the Art of Assisi
Gregory W. Ahlquist and William R. Cook, The Representation of Posthumous Miracles of St. Francis of Assisi on Thirteenth-Century Italian Painting
Nancy M. Thompson, Cooperation and Conflict: Stained Glass in the Bardi Chapel of Santa Croce
William R. Cook (a cura di), The Art of the Franciscan Order in Italy, Brill, Leiden – Boston, 2005, pp. xxi, 297, 52 pp. tavv. b.n., 47 pp. tavv. col.
— The Art of the Franciscan Order in Italy di W. R. Cook
lunedì dicembre 17, 2007
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