Federico II nel Regno di Sicilia: Realtà locali e aspirazioni universali" 19-20 ottobre 2007, Barletta, Palazzo della Marra
Convengo internazionale di studi
Città di Barletta - Centro di Studi Normanno-Svevi dell'Università di Bari
con il patrocinio della Regione Puglia, Assessorato al Mediterraneo
in collaborazione con il Dipartimento dei Beni delle Arti e della Storia dell'Università del Salento (Lecce), il Dipartimento di Scienze storiche e sociali dell'Università di Bari e il Dipartimento di Scienze sociali
dell'Università di Foggia
*Presentazione*
Federico II di Svevia è conosciuto per la sua concezione universale dell'Impero. Nelle Costituzioni di Melfi il Regno di Sicilia viene presentato come una specie di "stato modello" (norma regnorum)". Il conflitto con il papato incrementa poi una concezione imperiale indipendente da tutti gli altri poteri, sottoposta solo al potere ultimo di Dio.
Ma sappiamo che Federico II era anche un sovrano pragmatico.
Specialmente nel suo governo del Regno di Sicilia viene adottato il
metro dell'efficienza e della burocrazia. Il Regno non era in realtà uno "stato modello" nonostante l'aspirazione ad esserlo. Il fulcro
dell'interpretazione politica delle riforme federiciane nel Regno
siciliano dopo il ritorno dalla Germania nel 1220 e dalla crociata nel 1229 fu posto nella possibilità di governare uno stato e un apparato burocratico centrale soppiantando le forze feudatarie centrifughe. La riorganizzazione economica del Regno di Sicilia può essere interpretata come la mobilizzazione delle risorse del Regno per la lotta contro le città dell'Italia settentrionale e contro il Papato. La fondazione dell'Università di Napoli era un mezzo per reclutare ufficiali che avevano studiato giurisprudenza.
Sembra arrivato il momento per cercare un punto di vista storiografico, per così dire, "dal basso": Il Rex Sicilie era anche nel Regno l'imperatore: gli ufficiali del Regno parlarono delle costituzioni di Melfi come constitutiones imperiales, benché esse fossero in vigore solo nel regnum Siciliae. Analogamente le monete d'oro battute in due città del Regno (Messina e Brindisi) erano chiamate augustales e avevano la forma di monete imperiali. Eppure la politica, il rinnovamento delle leggi, la magnifica rappresentazione del potere, le decisioni economiche
dell'imperatore hanno avuto un impatto specifico nel suo Regno -- un impatto che varia secondo le situazioni locali che si incontrano: Ci sono conflitti locali come quelli fra l'arcivescovo di Bari e la chiesa di San Nicola negli anni 1227-1244, in cui l'imperatore a lungo resta in disparte. Ci sono ambizioni comunali, come la sollevazione di Messina e la Sicilia orientale nel 1232. Ci sono ufficiali locali che non rispettano i diritti delle chiese e dei monasteri, come nei casi dell'arcivescovo di Palermo, dell'abbazia di San Giovanni in Fiore, di S. Filippo di Demenna, dell'abbazia S. Maria di Fonte Laurato ecc. Ci sono monasteri scontenti della politica di rivendicazione dopo la curia di Capua, come risulta per esempio dalla cronaca di S. Maria de Ferraria. I documenti di Federico II per l'abbazia di Montevergine dopo la curia di Capua mostrano l'importanza locale dell'uso di una semplice
clausola nei privilegi federiciani: L'imperatore deve sottolineare, nel luglio 1223, che la clausola "salvo mandato et ordinatione nostra" non permette molestie da parte degli ufficiali. Eppure ci sono anche i grandi conflitti con Tommaso di Celano, esiliato con i suoi sostenitori.
Dall'altra parte c'e la prosperità dell'Ordine dei cavalieri teutonici e
dell'Ordine cistercense con tante nuove fondazioni durante il regno di Federico II.
Il seminario è incentrato su queste vicende locali che mostrano la
realtà di un imperatore universale "vista dal basso".
_Programma_
venerdì 19 ott. ore 16-19
Interventi dell'ing. Nicola Maffei, sindaco di Barletta, e di Raffaele
Licinio (direttore del Centro di Studi Normanno-Svevi)
Presidenza:
Grazia Distaso, preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, Bari
don Faustino Avagliano, direttore dell'Archivio dell'Abbazia di Montecassino
Georg Vogeler (Monaco di Baviera / Lecce), Documenti come simboli
Giancarlo Andenna (Milano), Le comunità meridionali e le aspirazioni verso forme di autonomia nei decenni di governo di Federico II
Daniela Santoro (Palermo), Federico II e la varietà delle dinamiche cittadine siciliane: alcuni esempi
Hubert Houben (Lecce), I vescovi e l'imperatore
sabato 20 ott. ore 9-13
Presidenza:
Franca Pinto Minerva, preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, Foggia
Michael Matheus, direttore dell'Istituto Storico Germanico, Roma
Francesco Panarelli (Potenza), Il mondo monastico e Federico II: Il caso di Montevergine
Cristina Andenna (Potenza), Il caso di Altamura
Christian Friedl (Monaco di Baviera), Le 'carriere' dei funzionari sotto Federico II.
Kristjan Toomaspoeg (Lecce), La politica fiscale
Cosimo Damiano Fonseca (Bari), Considerazioni conclusive
— Federico II nel Regno di Sicilia
martedì ottobre 16, 2007
Angelo Gambella« Ciclo di conferenze "Le emozioni nella voce. La voce delle emozioni" | Sovrani d'Oriente e Signori d'Occidente »