Il CISLAB, Centro Interdipartimentale di Studi sui Beni Librari e Archivistici dell'Università degli Studi di Siena, sede di Arezzo, ha attivato per l'anno accademico 2007-2008 la decima edizione del Master universitario di II livello in studi sul libro antico e per la formazione di figure di bibliotecario manager impegnato nella gestione di raccolte storiche.
Il corso è indirizzato a laureati (laurea vecchio ordinamento o laurea specialistica) in discipline umanistiche e in Conservazione dei beni culturali e ad operatori già inseriti in cooperative di servizi alle biblioteche o Biblioteche pubbliche, di Enti ecclesiastici, private e di Istituzioni culturali.
In cinque moduli didattici si tratteranno i problemi legati alla gestione manageriale della biblioteca, i sistemi più attuali di catalogazione e riproduzione del bene librario, della sua valorizzazione, fino all'allestimento di un percorso museale sia tradizionale che virtuale, le tecniche di produzione di strumenti editoriali multimediali, inquadrati in una serie di approfondimenti tecnico-scientifici sui testi tràditi, la formazione delle biblioteche, le caratteristiche tecnico-formali e i sistemi di produzione e diffusione del libro dall'età tardoantica fino all'età moderna.
Il numero dei partecipanti al Master è stabilito in 40 unità. Per informazioni relative al bando e alle modalità di iscrizione è possibile consultare il sito web www.mla.unisi.it
— Master in studi sul libro antico ad Arezzo
mercoledì ottobre 17, 2007
Angelo GambellaLe aristocrazione cittadine
mercoledì ottobre 17, 2007
La Biblioteca Nazionale Marciana, unitamente all’Associazione Nobiliare Regionale Veneta e all’Ateneo Veneto, organizza, per sabato 20 ottobre 2007, dalle ore 9.30 alle 0re 18.00 un convegno di studi intitolato: “Le aristocrazione cittadine. Evoluzione dei ceti dirigenti urbani nei secoli XV – XVIII”, che si terrà a Venezia, nell’Aula Magna dell’Ateneo Veneto, in Campo San Fantin (San Marco n. 1897).
Il convegno si propone di aggiungere nuovi apporti all’approfondimento del vastissimo tema del ruolo svolto, in Italia e in Europa, dalle aristocrazie cittadine, nella vita giuridica, politica, sociale e culturale. Il colloquio, nell’aprire la via ad ulteriori incontri sull’argomento, si pone idealmente come seguito a quello tenuto a Pordenone nel novembre 2001.
— Angelo Gambella
Il convegno si propone di aggiungere nuovi apporti all’approfondimento del vastissimo tema del ruolo svolto, in Italia e in Europa, dalle aristocrazie cittadine, nella vita giuridica, politica, sociale e culturale. Il colloquio, nell’aprire la via ad ulteriori incontri sull’argomento, si pone idealmente come seguito a quello tenuto a Pordenone nel novembre 2001.
Dottorato in comunicazione politica
mercoledì ottobre 17, 2007
Il Dottorato Internazionale “Comunicazione politica dall’antichità al XX secolo” finanziato dalla DFG e promosso dalle Università di Bologna, Francoforte sul Meno, Innsbruck e Trento assegna a partire dal 1 aprile 2008, none nuove borse di studio di Dottorato.
Il tema del Dottorato è la comunicazione politica dall’antichità al XX secolo. Con essa si intende lo scambio simbolico sui conflitti e sugli ordini politici e sulle forme di potere che nasce dalle discussioni “sul posto”, a prescindere quindi dai dibattiti che si sono svolti tra i “grandi pensatori” della teoria politica.
Sono invitati a presentare domanda tutti i laureati delle facoltà umanistiche e i laureati in Sociologia che svolgano ricerche storiche, che abbiano conseguito un voto di laurea molto buono e che non abbiano superato i 28 anni di età. Ai dottorandi saranno assegnati due relatori appartenenti a due delle quattro università. I borsisti avranno l’obbligo di presenza all’università del primo relatore e saranno tenuti a svolgere un soggiorno di studio di almeno tre mesi presso l’università del secondo relatore. Per il periodo trascorso all’estero è prevista un’integrazione della borsa di studio. Al termine del Dottorato i borsisti conseguiranno il doppio titolo di Dottore di Ricerca presso le due università (co-tutelle).
I candidati che intendano occuparsi di temi relativi al periodo storico che va dall’antichità al Medioevo dovranno dimostrare la conoscenza di base delle lingue necessarie alla ricerca (greco antico e/o latino). Anche i candidati che scelgano di trattare temi inerenti al periodo storico che va dal XV al XVIII secolo dovranno essere in possesso di una conoscenza di base del latino.
Per informazioni più dettagliate sui contenuti del Dottorato si rimanda alla pagina http://web.uni-frankfurt.de/fb08/HS/Schorn/IGK/
— Angelo Gambella
Il tema del Dottorato è la comunicazione politica dall’antichità al XX secolo. Con essa si intende lo scambio simbolico sui conflitti e sugli ordini politici e sulle forme di potere che nasce dalle discussioni “sul posto”, a prescindere quindi dai dibattiti che si sono svolti tra i “grandi pensatori” della teoria politica.
Sono invitati a presentare domanda tutti i laureati delle facoltà umanistiche e i laureati in Sociologia che svolgano ricerche storiche, che abbiano conseguito un voto di laurea molto buono e che non abbiano superato i 28 anni di età. Ai dottorandi saranno assegnati due relatori appartenenti a due delle quattro università. I borsisti avranno l’obbligo di presenza all’università del primo relatore e saranno tenuti a svolgere un soggiorno di studio di almeno tre mesi presso l’università del secondo relatore. Per il periodo trascorso all’estero è prevista un’integrazione della borsa di studio. Al termine del Dottorato i borsisti conseguiranno il doppio titolo di Dottore di Ricerca presso le due università (co-tutelle).
I candidati che intendano occuparsi di temi relativi al periodo storico che va dall’antichità al Medioevo dovranno dimostrare la conoscenza di base delle lingue necessarie alla ricerca (greco antico e/o latino). Anche i candidati che scelgano di trattare temi inerenti al periodo storico che va dal XV al XVIII secolo dovranno essere in possesso di una conoscenza di base del latino.
Per informazioni più dettagliate sui contenuti del Dottorato si rimanda alla pagina http://web.uni-frankfurt.de/fb08/HS/Schorn/IGK/
Sovrani d'Oriente e Signori d'Occidente
mercoledì ottobre 17, 2007
L'Associazione culturale Bisanzio ha organizzato il convegno Sovrani d'Oriente e Signori d'Occidente, i Comneni di Bisanzio e l'Italia. La conferenza si terrà il 20 ottobre ad Asti, presso la Sala Azzurra della Provincia alle ore 16.00.
L'introduzione sarà curata da Nicola Bergamo, presidente dell'Associazione Culturale Bisanzio. Interverranno i professori
Renato Bordone, dell'Università di Torino, Mario Gallina, sempre dell'Università di Torino e Paolo Cesaretti dell'Università di Bergamo.
La dinastia Comnena (1081-1180) rappresenta un secolo di innovazione. L'Impero di Bisanzio, dopo varie vicende, si trovò al limite della sua stessa esistenza. Grazie all'abilità di Alessio I, fondatore della dinastia, Costantinopoli divenne nuovamente il centro del mediterrano orientale. Nello stesso periodo la chiamata alla Crociata di Urbano II portò ad un avvicinamento l'impero cristiano bizantino con gli stati latini. Questo tumultoso periodo vide quindi una reciproca scoperta, molte volte anche conflittuale, tra i due centri di potere dell'Europa medievale: Roma e Costantinopoli. L'Italia, ancora parte attiva in questa evoluzione storico-sociale, divenne terreno di scontro tra diverse sfere di influenza. Manuele, nipote di Alessio, e Federico II Barbarossa Imperatore germanico, furono i due grandi protagonisti di questo periodo.
Scopo della conferenza è analizzare sotto l'aspetto politico, storico e letterario, il lungo secolo Comneno visto sia d'Oriente che da Occidente. L'analisi delle grandi figure di Manuele I Comneno e Federico Barbarossa, specialmente per quanto riguarda l'intreccio di interessi nella penisola italiana, saranno il fulcro della discussione.
Le conclusioni saranno affidate a Sergio Berruti, del direttivo dell'associazione culturale. Durante il dibattito, sarà presentato il libro del Prof. Gallina.
— Angelo Gambella
L'introduzione sarà curata da Nicola Bergamo, presidente dell'Associazione Culturale Bisanzio. Interverranno i professori
Renato Bordone, dell'Università di Torino, Mario Gallina, sempre dell'Università di Torino e Paolo Cesaretti dell'Università di Bergamo.
La dinastia Comnena (1081-1180) rappresenta un secolo di innovazione. L'Impero di Bisanzio, dopo varie vicende, si trovò al limite della sua stessa esistenza. Grazie all'abilità di Alessio I, fondatore della dinastia, Costantinopoli divenne nuovamente il centro del mediterrano orientale. Nello stesso periodo la chiamata alla Crociata di Urbano II portò ad un avvicinamento l'impero cristiano bizantino con gli stati latini. Questo tumultoso periodo vide quindi una reciproca scoperta, molte volte anche conflittuale, tra i due centri di potere dell'Europa medievale: Roma e Costantinopoli. L'Italia, ancora parte attiva in questa evoluzione storico-sociale, divenne terreno di scontro tra diverse sfere di influenza. Manuele, nipote di Alessio, e Federico II Barbarossa Imperatore germanico, furono i due grandi protagonisti di questo periodo.
Scopo della conferenza è analizzare sotto l'aspetto politico, storico e letterario, il lungo secolo Comneno visto sia d'Oriente che da Occidente. L'analisi delle grandi figure di Manuele I Comneno e Federico Barbarossa, specialmente per quanto riguarda l'intreccio di interessi nella penisola italiana, saranno il fulcro della discussione.
Le conclusioni saranno affidate a Sergio Berruti, del direttivo dell'associazione culturale. Durante il dibattito, sarà presentato il libro del Prof. Gallina.
Federico II nel Regno di Sicilia
martedì ottobre 16, 2007
Federico II nel Regno di Sicilia: Realtà locali e aspirazioni universali" 19-20 ottobre 2007, Barletta, Palazzo della Marra
Convengo internazionale di studi
Città di Barletta - Centro di Studi Normanno-Svevi dell'Università di Bari
con il patrocinio della Regione Puglia, Assessorato al Mediterraneo
in collaborazione con il Dipartimento dei Beni delle Arti e della Storia dell'Università del Salento (Lecce), il Dipartimento di Scienze storiche e sociali dell'Università di Bari e il Dipartimento di Scienze sociali
dell'Università di Foggia
*Presentazione*
Federico II di Svevia è conosciuto per la sua concezione universale dell'Impero. Nelle Costituzioni di Melfi il Regno di Sicilia viene presentato come una specie di "stato modello" (norma regnorum)". Il conflitto con il papato incrementa poi una concezione imperiale indipendente da tutti gli altri poteri, sottoposta solo al potere ultimo di Dio.
Ma sappiamo che Federico II era anche un sovrano pragmatico.
Specialmente nel suo governo del Regno di Sicilia viene adottato il
metro dell'efficienza e della burocrazia. Il Regno non era in realtà uno "stato modello" nonostante l'aspirazione ad esserlo. Il fulcro
dell'interpretazione politica delle riforme federiciane nel Regno
siciliano dopo il ritorno dalla Germania nel 1220 e dalla crociata nel 1229 fu posto nella possibilità di governare uno stato e un apparato burocratico centrale soppiantando le forze feudatarie centrifughe. La riorganizzazione economica del Regno di Sicilia può essere interpretata come la mobilizzazione delle risorse del Regno per la lotta contro le città dell'Italia settentrionale e contro il Papato. La fondazione dell'Università di Napoli era un mezzo per reclutare ufficiali che avevano studiato giurisprudenza.
Sembra arrivato il momento per cercare un punto di vista storiografico, per così dire, "dal basso": Il Rex Sicilie era anche nel Regno l'imperatore: gli ufficiali del Regno parlarono delle costituzioni di Melfi come constitutiones imperiales, benché esse fossero in vigore solo nel regnum Siciliae. Analogamente le monete d'oro battute in due città del Regno (Messina e Brindisi) erano chiamate augustales e avevano la forma di monete imperiali. Eppure la politica, il rinnovamento delle leggi, la magnifica rappresentazione del potere, le decisioni economiche
dell'imperatore hanno avuto un impatto specifico nel suo Regno -- un impatto che varia secondo le situazioni locali che si incontrano: Ci sono conflitti locali come quelli fra l'arcivescovo di Bari e la chiesa di San Nicola negli anni 1227-1244, in cui l'imperatore a lungo resta in disparte. Ci sono ambizioni comunali, come la sollevazione di Messina e la Sicilia orientale nel 1232. Ci sono ufficiali locali che non rispettano i diritti delle chiese e dei monasteri, come nei casi dell'arcivescovo di Palermo, dell'abbazia di San Giovanni in Fiore, di S. Filippo di Demenna, dell'abbazia S. Maria di Fonte Laurato ecc. Ci sono monasteri scontenti della politica di rivendicazione dopo la curia di Capua, come risulta per esempio dalla cronaca di S. Maria de Ferraria. I documenti di Federico II per l'abbazia di Montevergine dopo la curia di Capua mostrano l'importanza locale dell'uso di una semplice
clausola nei privilegi federiciani: L'imperatore deve sottolineare, nel luglio 1223, che la clausola "salvo mandato et ordinatione nostra" non permette molestie da parte degli ufficiali. Eppure ci sono anche i grandi conflitti con Tommaso di Celano, esiliato con i suoi sostenitori.
Dall'altra parte c'e la prosperità dell'Ordine dei cavalieri teutonici e
dell'Ordine cistercense con tante nuove fondazioni durante il regno di Federico II.
Il seminario è incentrato su queste vicende locali che mostrano la
realtà di un imperatore universale "vista dal basso".
_Programma_
venerdì 19 ott. ore 16-19
Interventi dell'ing. Nicola Maffei, sindaco di Barletta, e di Raffaele
Licinio (direttore del Centro di Studi Normanno-Svevi)
Presidenza:
Grazia Distaso, preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, Bari
don Faustino Avagliano, direttore dell'Archivio dell'Abbazia di Montecassino
Georg Vogeler (Monaco di Baviera / Lecce), Documenti come simboli
Giancarlo Andenna (Milano), Le comunità meridionali e le aspirazioni verso forme di autonomia nei decenni di governo di Federico II
Daniela Santoro (Palermo), Federico II e la varietà delle dinamiche cittadine siciliane: alcuni esempi
Hubert Houben (Lecce), I vescovi e l'imperatore
sabato 20 ott. ore 9-13
Presidenza:
Franca Pinto Minerva, preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, Foggia
Michael Matheus, direttore dell'Istituto Storico Germanico, Roma
Francesco Panarelli (Potenza), Il mondo monastico e Federico II: Il caso di Montevergine
Cristina Andenna (Potenza), Il caso di Altamura
Christian Friedl (Monaco di Baviera), Le 'carriere' dei funzionari sotto Federico II.
Kristjan Toomaspoeg (Lecce), La politica fiscale
Cosimo Damiano Fonseca (Bari), Considerazioni conclusive
— Angelo Gambella
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Convengo internazionale di studi
Città di Barletta - Centro di Studi Normanno-Svevi dell'Università di Bari
con il patrocinio della Regione Puglia, Assessorato al Mediterraneo
in collaborazione con il Dipartimento dei Beni delle Arti e della Storia dell'Università del Salento (Lecce), il Dipartimento di Scienze storiche e sociali dell'Università di Bari e il Dipartimento di Scienze sociali
dell'Università di Foggia
*Presentazione*
Federico II di Svevia è conosciuto per la sua concezione universale dell'Impero. Nelle Costituzioni di Melfi il Regno di Sicilia viene presentato come una specie di "stato modello" (norma regnorum)". Il conflitto con il papato incrementa poi una concezione imperiale indipendente da tutti gli altri poteri, sottoposta solo al potere ultimo di Dio.
Ma sappiamo che Federico II era anche un sovrano pragmatico.
Specialmente nel suo governo del Regno di Sicilia viene adottato il
metro dell'efficienza e della burocrazia. Il Regno non era in realtà uno "stato modello" nonostante l'aspirazione ad esserlo. Il fulcro
dell'interpretazione politica delle riforme federiciane nel Regno
siciliano dopo il ritorno dalla Germania nel 1220 e dalla crociata nel 1229 fu posto nella possibilità di governare uno stato e un apparato burocratico centrale soppiantando le forze feudatarie centrifughe. La riorganizzazione economica del Regno di Sicilia può essere interpretata come la mobilizzazione delle risorse del Regno per la lotta contro le città dell'Italia settentrionale e contro il Papato. La fondazione dell'Università di Napoli era un mezzo per reclutare ufficiali che avevano studiato giurisprudenza.
Sembra arrivato il momento per cercare un punto di vista storiografico, per così dire, "dal basso": Il Rex Sicilie era anche nel Regno l'imperatore: gli ufficiali del Regno parlarono delle costituzioni di Melfi come constitutiones imperiales, benché esse fossero in vigore solo nel regnum Siciliae. Analogamente le monete d'oro battute in due città del Regno (Messina e Brindisi) erano chiamate augustales e avevano la forma di monete imperiali. Eppure la politica, il rinnovamento delle leggi, la magnifica rappresentazione del potere, le decisioni economiche
dell'imperatore hanno avuto un impatto specifico nel suo Regno -- un impatto che varia secondo le situazioni locali che si incontrano: Ci sono conflitti locali come quelli fra l'arcivescovo di Bari e la chiesa di San Nicola negli anni 1227-1244, in cui l'imperatore a lungo resta in disparte. Ci sono ambizioni comunali, come la sollevazione di Messina e la Sicilia orientale nel 1232. Ci sono ufficiali locali che non rispettano i diritti delle chiese e dei monasteri, come nei casi dell'arcivescovo di Palermo, dell'abbazia di San Giovanni in Fiore, di S. Filippo di Demenna, dell'abbazia S. Maria di Fonte Laurato ecc. Ci sono monasteri scontenti della politica di rivendicazione dopo la curia di Capua, come risulta per esempio dalla cronaca di S. Maria de Ferraria. I documenti di Federico II per l'abbazia di Montevergine dopo la curia di Capua mostrano l'importanza locale dell'uso di una semplice
clausola nei privilegi federiciani: L'imperatore deve sottolineare, nel luglio 1223, che la clausola "salvo mandato et ordinatione nostra" non permette molestie da parte degli ufficiali. Eppure ci sono anche i grandi conflitti con Tommaso di Celano, esiliato con i suoi sostenitori.
Dall'altra parte c'e la prosperità dell'Ordine dei cavalieri teutonici e
dell'Ordine cistercense con tante nuove fondazioni durante il regno di Federico II.
Il seminario è incentrato su queste vicende locali che mostrano la
realtà di un imperatore universale "vista dal basso".
_Programma_
venerdì 19 ott. ore 16-19
Interventi dell'ing. Nicola Maffei, sindaco di Barletta, e di Raffaele
Licinio (direttore del Centro di Studi Normanno-Svevi)
Presidenza:
Grazia Distaso, preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, Bari
don Faustino Avagliano, direttore dell'Archivio dell'Abbazia di Montecassino
Georg Vogeler (Monaco di Baviera / Lecce), Documenti come simboli
Giancarlo Andenna (Milano), Le comunità meridionali e le aspirazioni verso forme di autonomia nei decenni di governo di Federico II
Daniela Santoro (Palermo), Federico II e la varietà delle dinamiche cittadine siciliane: alcuni esempi
Hubert Houben (Lecce), I vescovi e l'imperatore
sabato 20 ott. ore 9-13
Presidenza:
Franca Pinto Minerva, preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, Foggia
Michael Matheus, direttore dell'Istituto Storico Germanico, Roma
Francesco Panarelli (Potenza), Il mondo monastico e Federico II: Il caso di Montevergine
Cristina Andenna (Potenza), Il caso di Altamura
Christian Friedl (Monaco di Baviera), Le 'carriere' dei funzionari sotto Federico II.
Kristjan Toomaspoeg (Lecce), La politica fiscale
Cosimo Damiano Fonseca (Bari), Considerazioni conclusive