Questo l'indice del numero 51 di Storiadelmondo
Raffaela Tortorelli, Il monachesimo italo-greco e gli insediamenti rupestri (secc. X-XII) nell'area appulo-lucana. L'esperienza monastica greca e i rapporti con il monachesimo benedettino in Puglia e nell'Italia meridionale.
Angelo Gambella, I monasteri di S. Salvatore di Alife e di S. Maria in Cingla in età normanna e sveva.
Luigi Russo, Capua agli inizi del XIX secolo. Studi sul catasto provvisorio.
Gennaro Tedesco, I problemi dell'Italia post-unitaria.
— Il 51° numero di Storiadelmondo
lunedì dicembre 31, 2007
Roberta FidanziaI cappuccini e il libro a Reggio Emilia
lunedì dicembre 31, 2007
In occasione dell’inaugurazione della nuova Biblioteca e del nuovo
Museo dei Beni Culturali Cappuccini di Reggio Emilia, viene allestita una mostra che svela per la prima volta al pubblico i grandi tesori custoditi negli archivi dell’Ordine. Quaranta volumi risalenti al XVII e XVIII secolo saranno proposti fino al 28 febbraio 2008 in un percorso espositivo che guida il visitatore in un viaggio tra opere dedicate alla filosofia, alla teologia, alla retorica, all’architettura, alla geografia e a ogni campo del sapere. Scritte da frati Cappuccini che nel corso dei secoli si sono dedicati allo studio e alla catalogazione, le opere esposte sono una testimonianza di come tra i frati e il libro si sia instaurato un rapporto secolare ancora oggi in grado di coinvolgere e stupire. Per scoprire come le meraviglie naturali del Congo furono descritte per la prima volta da un frate viaggiatore, per stupirsi di fronte a frontespizi di rara raffinatezza o a un trattato che svela i misteri delle meridiane o le meraviglie architettoniche dei conventi emiliani. Senza dimenticare la significativa esposizione di opere di fra Stefano Da Carpi ospitata al secondo piano del Museo, un omaggio dovuto a uno dei pennelli più affascinati e originali del Seicento emiliano. Un piccolo saggio delle meraviglie contenute nella storica Biblioteca dell’Ordine ora tornata a nuova vita. Il tutto inserito nella rinnovata cornice del Museo dei Beni Culturali Cappuccini che, a ottanta anni dalla sua fondazione, riapre a Reggio Emilia con uno spazio espositivo che non mancherà di ospitare numerosi appuntamenti dedicati all’arte e alla cultura.
Museo dei Beni Culturali Cappuccini di Reggio Emilia
Via Ferrari Bonini, 6 – Reggio Emilia
— Roberta Fidanzia
Museo dei Beni Culturali Cappuccini di Reggio Emilia, viene allestita una mostra che svela per la prima volta al pubblico i grandi tesori custoditi negli archivi dell’Ordine. Quaranta volumi risalenti al XVII e XVIII secolo saranno proposti fino al 28 febbraio 2008 in un percorso espositivo che guida il visitatore in un viaggio tra opere dedicate alla filosofia, alla teologia, alla retorica, all’architettura, alla geografia e a ogni campo del sapere. Scritte da frati Cappuccini che nel corso dei secoli si sono dedicati allo studio e alla catalogazione, le opere esposte sono una testimonianza di come tra i frati e il libro si sia instaurato un rapporto secolare ancora oggi in grado di coinvolgere e stupire. Per scoprire come le meraviglie naturali del Congo furono descritte per la prima volta da un frate viaggiatore, per stupirsi di fronte a frontespizi di rara raffinatezza o a un trattato che svela i misteri delle meridiane o le meraviglie architettoniche dei conventi emiliani. Senza dimenticare la significativa esposizione di opere di fra Stefano Da Carpi ospitata al secondo piano del Museo, un omaggio dovuto a uno dei pennelli più affascinati e originali del Seicento emiliano. Un piccolo saggio delle meraviglie contenute nella storica Biblioteca dell’Ordine ora tornata a nuova vita. Il tutto inserito nella rinnovata cornice del Museo dei Beni Culturali Cappuccini che, a ottanta anni dalla sua fondazione, riapre a Reggio Emilia con uno spazio espositivo che non mancherà di ospitare numerosi appuntamenti dedicati all’arte e alla cultura.
Museo dei Beni Culturali Cappuccini di Reggio Emilia
Via Ferrari Bonini, 6 – Reggio Emilia
The Art of the Franciscan Order in Italy di W. R. Cook
lunedì dicembre 17, 2007
Recensione a William R. Cook (a cura di), The Art of the Franciscan Order in Italy
Il volume qui presentato è uno splendido esempio di come uno studio multidisciplinare possa portare luce su uno degli aspetti più controversi della storia del movimento francescano.
Fin dalle origini, infatti, il Francescanesimo ha professato la sua totale devozione all’ideale di povertà, sulla scia dello straordinario e nobilissimo esempio del Santo patrono d’Italia. L’Amore per Madonna Povertà è stato lo scopo sublime di Francesco ed il motore propulsore dell’Ordine.
Per questo motivo, spesso, francescani delle origini e critici più o meno contemporanei, hanno opposto all’esplosione della magnificenza dell’arte francescana, una strenua ed agguerrita resistenza, invocando una sorta di condanna verso l’estasi estetica dell’espressione artistica, nella quale vedevano la celebrazione della materialità e la contraddizione del sublime ideale.
Soprattutto, infatti, vedevano al suo interno il rifiuto palese, evidente, inaccettabile, del motivo fondativo dell’Ordine stesso. L’esaltazione della corporeità, della fisicità, ma soprattutto della ricchezza della celebrazione contrastava, secondo le interpretazioni più restrittive, con l’aspirazione ascetica alla povertà. L’amata Povertà di Francesco si scontrava con la ricchezza splendente dell’arte che ne celebrava la vita, la missione e la santità.
Questo volume di saggi, realizzato da studiosi statunitensi e britannici, presenta un’interessantissima panoramica sull’arte francescana nel tardo medioevo e nella prima età moderna in Italia, rivalutando completamente l’opera, il significato e la missione della medesima.
Attraverso la lettura dei vari saggi ivi proposti, si giunge ad una visione interdisciplinare della problematica in esame e, soprattutto, si evince che il rifiuto della bellezza estetica e della sontuosità dell’arte francescana nasce da un errore interpretativo fondamentale, che in questa sede si tenterà di contribuire a chiarire.
A partire dalla costruzione della Basilica d’Assisi, luogo in cui riposano le amate spoglie del ‘sole d’oriente’, l’Ordine francescano ha subito un movimento tellurico al suo interno, scindendosi in due correnti di pensiero opposte. La prima, appunto, che ha rifiutato tale fastosità, asserendo motivazioni ideali di conformità all’esempio del Santo. La seconda, che, di contro, ha sostenuto l’elaborazione meravigliosa dell’arte francescana, evidenziando come, nello stesso spirito di Francesco, regnasse l’ideale di esaltazione della bellezza del Creato e, necessariamente consequenziale, del suo Creatore.
La perfezione estetica dell’arte francescana non è celebrazione dell’uomo, non è auto-celebrativa ed auto-referenziale, è celebrazione del Signore, celebrazione della sublime bellezza del Creatore del cielo e della terra, e del Creatore dell’uomo, che a Lui deve ogni cosa.
È esaltazione della Sua grandezza, della Sua generosità, della Sua volontà di Bene e Bellezza. Il senso estetico è anche divulgazione della religione, dei dogmi, della fede. Attraverso le immagini della vita di Cristo e della vita di Francesco, anche gli illetterati avevano la possibilità di conoscere gli elementi fondamentali della religione cristiana.
La prima espressione sublime d’arte francescana l’ha offerta lo stesso Francesco con la rappresentazione del Presepe. La nascita del Salvatore, di Colui che si fa uomo, piccolo, umile, bisognoso, povero tra i poveri, eppure più potente di tutti i potenti. È la celebrazione dell’Amore, quell’Amore universale, nel senso che copre ed avvolge ogni creatura ed ogni schiera e che deriva dall’Unico motore della vita che è Dio. È teologia allo stato puro. Com’è teologia l’arte francescana. La costruzione della Basilica è glorificazione di Francesco, del povero Francesco, che ha amato Dio al di sopra di ogni cosa e che ha ripercorso la vita di Cristo, del Figlio salvatore. Dunque, non è rievocazione dell’uomo Francesco, ma del Santo di Dio: è esaltazione di Dio stesso. E lo stesso Francesco insegnava che per il Gran Signore, per il Gran Re, dovevano essere disposti tutti gli onori. Questo è il Poverello: il cavaliere del Gran Re, l’araldo del Gran Signore. Il suo è un ideale intriso di cavalleria, non la cavalleria di Don Chisciotte e Sancho Panza, ma la cavalleria medievale, la vera cavalleria, quella che aveva per ideale il Cristianesimo, il Cristo, Iddio. Non il giullare senza cultura, il burlone, il fanfarone che ce l’aveva con i ricchi ed i potenti, come la più mediocre vulgata lo diffonde, soprattutto ai giorni d’oggi.
Si sbaglia se non si vede in Francesco l’esempio tangibile dell’uomo medievale; si sbaglia se non si vede nell’esaltazione artistica francescana l’esaltazione del Creatore, una sorta di celebrazione della Messa, che è la celebrazione del Signore, alla portata di tutti. Chiunque può ‘leggere’ la Bibbia, chiunque può ‘leggere’ il Vangelo ed ognuno può ‘leggere’ dell’esempio dell’uomo che lo ha seguito nel più piccolo dettaglio. Attraverso gli affreschi, i dipinti, le raffigurazioni dei miracoli, le rappresentazioni degli episodi salienti della vita del Santo, ognuno può conoscere il Cristianesimo.
È chiaro che vi sarà chi ‘legge’ ad un primo livello, solo esperienziale, superficiale; chi ‘legge’ ad un livello storico ed interpretativo e chi ‘legge’ ad un terzo livello, che è quello filosofico e teologico. Ma l’elemento fondamentale è che la lettura al primo livello è accessibile a tutti quanti vogliano farlo.
L’arte francescana, quindi, è stata veicolo di divulgazione dell’opera di Francesco e del Vangelo di Cristo, ma anche strumento di elevazione, individuale e collettiva. Ha avuto influenze in ogni campo in Italia, ma anche all’estero.
Come l’opera somma di Dante, la Commedia, è arte francescana. È percorso di salvazione, visione sublime e salvifica del Divino. Non farsa strumentale e politica nel senso più bieco. La Commedia è la vita dell’uomo; rappresenta, come il francescanesimo e quindi come la sua arte, la possibilità per l’uomo di raggiungere il sommo Bene, attraverso la fede, attraverso il credo nei principi del Cristianesimo, che grazie a quest’arte sono stati resi accessibili, splendenti e non tetri, portatori di luce e non di tenebra, vivificanti nel nome di Dio e di Cristo, donatori di vita.
L’attenzione del volume è concentrata sull’Italia fino al XV secolo ed è documentata da un abbondante apparato iconografico, in parte in bianco e nero, ed in parte a colori, che rende perfettamente l’idea della linea degli Autori ed offre un tangibile esempio di quanto da essi sostenuto nei propri studi, siano essi studi storici in senso stretto, di storia dell’arte, di critica letteraria e di teologia.
Per pura utilità del Lettore, si riporta l’indice dei contenuti del Volume:
Donald Cooper, “In loco putissimo et firmissimo”: The Tomb of St. Francis in History, Legend and Art
Janet Robson, The Pilgrim’s Progress: Reinterpreting the Trecento Frasco Programme in the Lower Church at Assisi
Daniel T. Michaels, The Exterior Facade of the Basilica of St. Francis in Assisi
Marylin Aronberg Lavin, Cimabue at Assisi: The Virgin, the ‘Song of Songs’, and the Gift of Love
Thomas de Wessolow, The Date of the St Francis Cycle in the Upper Church of San Francesco at Assisi: The Evidence of Copies and Considerations of Method
Beth A. Mulwaney, The Beholder as Witness: The ‘Crib at Greccio’ from the Upper Church of San Francesco, Assisi and Franciscan Influence on Late Medieval Art in Italy
Ronald B. Herzman, ‘I Speak not yet of Proof’: Dante and the Art of Assisi
Gregory W. Ahlquist and William R. Cook, The Representation of Posthumous Miracles of St. Francis of Assisi on Thirteenth-Century Italian Painting
Nancy M. Thompson, Cooperation and Conflict: Stained Glass in the Bardi Chapel of Santa Croce
William R. Cook (a cura di), The Art of the Franciscan Order in Italy, Brill, Leiden – Boston, 2005, pp. xxi, 297, 52 pp. tavv. b.n., 47 pp. tavv. col.
— Roberta Fidanzia
Il volume qui presentato è uno splendido esempio di come uno studio multidisciplinare possa portare luce su uno degli aspetti più controversi della storia del movimento francescano.
Fin dalle origini, infatti, il Francescanesimo ha professato la sua totale devozione all’ideale di povertà, sulla scia dello straordinario e nobilissimo esempio del Santo patrono d’Italia. L’Amore per Madonna Povertà è stato lo scopo sublime di Francesco ed il motore propulsore dell’Ordine.
Per questo motivo, spesso, francescani delle origini e critici più o meno contemporanei, hanno opposto all’esplosione della magnificenza dell’arte francescana, una strenua ed agguerrita resistenza, invocando una sorta di condanna verso l’estasi estetica dell’espressione artistica, nella quale vedevano la celebrazione della materialità e la contraddizione del sublime ideale.
Soprattutto, infatti, vedevano al suo interno il rifiuto palese, evidente, inaccettabile, del motivo fondativo dell’Ordine stesso. L’esaltazione della corporeità, della fisicità, ma soprattutto della ricchezza della celebrazione contrastava, secondo le interpretazioni più restrittive, con l’aspirazione ascetica alla povertà. L’amata Povertà di Francesco si scontrava con la ricchezza splendente dell’arte che ne celebrava la vita, la missione e la santità.
Questo volume di saggi, realizzato da studiosi statunitensi e britannici, presenta un’interessantissima panoramica sull’arte francescana nel tardo medioevo e nella prima età moderna in Italia, rivalutando completamente l’opera, il significato e la missione della medesima.
Attraverso la lettura dei vari saggi ivi proposti, si giunge ad una visione interdisciplinare della problematica in esame e, soprattutto, si evince che il rifiuto della bellezza estetica e della sontuosità dell’arte francescana nasce da un errore interpretativo fondamentale, che in questa sede si tenterà di contribuire a chiarire.
A partire dalla costruzione della Basilica d’Assisi, luogo in cui riposano le amate spoglie del ‘sole d’oriente’, l’Ordine francescano ha subito un movimento tellurico al suo interno, scindendosi in due correnti di pensiero opposte. La prima, appunto, che ha rifiutato tale fastosità, asserendo motivazioni ideali di conformità all’esempio del Santo. La seconda, che, di contro, ha sostenuto l’elaborazione meravigliosa dell’arte francescana, evidenziando come, nello stesso spirito di Francesco, regnasse l’ideale di esaltazione della bellezza del Creato e, necessariamente consequenziale, del suo Creatore.
La perfezione estetica dell’arte francescana non è celebrazione dell’uomo, non è auto-celebrativa ed auto-referenziale, è celebrazione del Signore, celebrazione della sublime bellezza del Creatore del cielo e della terra, e del Creatore dell’uomo, che a Lui deve ogni cosa.
È esaltazione della Sua grandezza, della Sua generosità, della Sua volontà di Bene e Bellezza. Il senso estetico è anche divulgazione della religione, dei dogmi, della fede. Attraverso le immagini della vita di Cristo e della vita di Francesco, anche gli illetterati avevano la possibilità di conoscere gli elementi fondamentali della religione cristiana.
La prima espressione sublime d’arte francescana l’ha offerta lo stesso Francesco con la rappresentazione del Presepe. La nascita del Salvatore, di Colui che si fa uomo, piccolo, umile, bisognoso, povero tra i poveri, eppure più potente di tutti i potenti. È la celebrazione dell’Amore, quell’Amore universale, nel senso che copre ed avvolge ogni creatura ed ogni schiera e che deriva dall’Unico motore della vita che è Dio. È teologia allo stato puro. Com’è teologia l’arte francescana. La costruzione della Basilica è glorificazione di Francesco, del povero Francesco, che ha amato Dio al di sopra di ogni cosa e che ha ripercorso la vita di Cristo, del Figlio salvatore. Dunque, non è rievocazione dell’uomo Francesco, ma del Santo di Dio: è esaltazione di Dio stesso. E lo stesso Francesco insegnava che per il Gran Signore, per il Gran Re, dovevano essere disposti tutti gli onori. Questo è il Poverello: il cavaliere del Gran Re, l’araldo del Gran Signore. Il suo è un ideale intriso di cavalleria, non la cavalleria di Don Chisciotte e Sancho Panza, ma la cavalleria medievale, la vera cavalleria, quella che aveva per ideale il Cristianesimo, il Cristo, Iddio. Non il giullare senza cultura, il burlone, il fanfarone che ce l’aveva con i ricchi ed i potenti, come la più mediocre vulgata lo diffonde, soprattutto ai giorni d’oggi.
Si sbaglia se non si vede in Francesco l’esempio tangibile dell’uomo medievale; si sbaglia se non si vede nell’esaltazione artistica francescana l’esaltazione del Creatore, una sorta di celebrazione della Messa, che è la celebrazione del Signore, alla portata di tutti. Chiunque può ‘leggere’ la Bibbia, chiunque può ‘leggere’ il Vangelo ed ognuno può ‘leggere’ dell’esempio dell’uomo che lo ha seguito nel più piccolo dettaglio. Attraverso gli affreschi, i dipinti, le raffigurazioni dei miracoli, le rappresentazioni degli episodi salienti della vita del Santo, ognuno può conoscere il Cristianesimo.
È chiaro che vi sarà chi ‘legge’ ad un primo livello, solo esperienziale, superficiale; chi ‘legge’ ad un livello storico ed interpretativo e chi ‘legge’ ad un terzo livello, che è quello filosofico e teologico. Ma l’elemento fondamentale è che la lettura al primo livello è accessibile a tutti quanti vogliano farlo.
L’arte francescana, quindi, è stata veicolo di divulgazione dell’opera di Francesco e del Vangelo di Cristo, ma anche strumento di elevazione, individuale e collettiva. Ha avuto influenze in ogni campo in Italia, ma anche all’estero.
Come l’opera somma di Dante, la Commedia, è arte francescana. È percorso di salvazione, visione sublime e salvifica del Divino. Non farsa strumentale e politica nel senso più bieco. La Commedia è la vita dell’uomo; rappresenta, come il francescanesimo e quindi come la sua arte, la possibilità per l’uomo di raggiungere il sommo Bene, attraverso la fede, attraverso il credo nei principi del Cristianesimo, che grazie a quest’arte sono stati resi accessibili, splendenti e non tetri, portatori di luce e non di tenebra, vivificanti nel nome di Dio e di Cristo, donatori di vita.
L’attenzione del volume è concentrata sull’Italia fino al XV secolo ed è documentata da un abbondante apparato iconografico, in parte in bianco e nero, ed in parte a colori, che rende perfettamente l’idea della linea degli Autori ed offre un tangibile esempio di quanto da essi sostenuto nei propri studi, siano essi studi storici in senso stretto, di storia dell’arte, di critica letteraria e di teologia.
Per pura utilità del Lettore, si riporta l’indice dei contenuti del Volume:
Donald Cooper, “In loco putissimo et firmissimo”: The Tomb of St. Francis in History, Legend and Art
Janet Robson, The Pilgrim’s Progress: Reinterpreting the Trecento Frasco Programme in the Lower Church at Assisi
Daniel T. Michaels, The Exterior Facade of the Basilica of St. Francis in Assisi
Marylin Aronberg Lavin, Cimabue at Assisi: The Virgin, the ‘Song of Songs’, and the Gift of Love
Thomas de Wessolow, The Date of the St Francis Cycle in the Upper Church of San Francesco at Assisi: The Evidence of Copies and Considerations of Method
Beth A. Mulwaney, The Beholder as Witness: The ‘Crib at Greccio’ from the Upper Church of San Francesco, Assisi and Franciscan Influence on Late Medieval Art in Italy
Ronald B. Herzman, ‘I Speak not yet of Proof’: Dante and the Art of Assisi
Gregory W. Ahlquist and William R. Cook, The Representation of Posthumous Miracles of St. Francis of Assisi on Thirteenth-Century Italian Painting
Nancy M. Thompson, Cooperation and Conflict: Stained Glass in the Bardi Chapel of Santa Croce
William R. Cook (a cura di), The Art of the Franciscan Order in Italy, Brill, Leiden – Boston, 2005, pp. xxi, 297, 52 pp. tavv. b.n., 47 pp. tavv. col.
Manoscritti di Scarlatti alla Marciana
lunedì dicembre 17, 2007
In occasione del 250° anniversario della morte di Domenico Scarlatti (Napoli, 26 ottobre 1685 - Madrid, 23 luglio 1757), la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, espone nelle sue Sale alcuni manoscritti delle Sonate del celebre compositore, scelti tra i 15 codici musicali acquisiti dalla Marciana nel 1835, dalla nobile famiglia Contarini di San Beneto (Benedetto).
L'esposizione si tiene da oggi 17 dicembre fino a domenica 6 gennaio 2008.
I codici musicali in mostra tramandano 496 sonate per cembalo di Scarlatti. Sarà esposta anche la copia degli "Essercizi" appartenenti all'infanta del Portogallo, Maria Barbara di Braganza, sposa di Ferdinando VI di Spagna.
La mostra è a cura di Anna Claut e Susy Marcon, l'allestimento di Silvia Pugliese, Annalisa Bruni coordina l'ufficio stampa.
L'ingresso al pubblico avviene dal Museo Correr con biglietto del percorso integrato dei Musei di Piazza San Marco, nell'orario 9 - 17.
— Angelo Gambella
L'esposizione si tiene da oggi 17 dicembre fino a domenica 6 gennaio 2008.
I codici musicali in mostra tramandano 496 sonate per cembalo di Scarlatti. Sarà esposta anche la copia degli "Essercizi" appartenenti all'infanta del Portogallo, Maria Barbara di Braganza, sposa di Ferdinando VI di Spagna.
La mostra è a cura di Anna Claut e Susy Marcon, l'allestimento di Silvia Pugliese, Annalisa Bruni coordina l'ufficio stampa.
L'ingresso al pubblico avviene dal Museo Correr con biglietto del percorso integrato dei Musei di Piazza San Marco, nell'orario 9 - 17.
Il 50° numero di Storiadelmondo
lunedì dicembre 17, 2007
Il 50° numero di Storiadelmondo segna un importante traguardo, segnato da bellissimi momenti di confronto e da numerosi riconoscimenti. Al contempo, esso segna un altrettanto importante punto di partenza, di ri-partenza. Punto dal quale è possibile osservare quanto già fatto e farne tesoro - l'esperienza è la più grande maestra! - ed è possibile, entusiasmante direi, spingere lo sguardo più lontano verso altri traguardi, altri risultati, che spero vedranno sempre i nostri stimati Lettori partecipi e presenti.
Storiadelmondo si va sempre di più affermando in ambito scientifico, costanti e numerose sono le richiesta di pubblicazione di articoli, saggi e recensioni nella nostra rivista. Un esempio è il primo saggio di questo numero curato da Vittoria Fumagalli" Il fascismo lecchese negli anni del consenso".
Seguono Gennaro Tedesco con "Gli aspetti tecnologici del dominio bizantino" ed Elena Percivaldi con ''Il paradiso in terra''. I giardini medioevali alla Rocca Borromeo di Angera.
In conclusione la scrivente propone la recensione dell'interessantissimo volume a cura di William R. Cook "The Art of the Franciscan Order in Italy".
(Roberta Fidanzia)
— Roberta Fidanzia
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Storiadelmondo si va sempre di più affermando in ambito scientifico, costanti e numerose sono le richiesta di pubblicazione di articoli, saggi e recensioni nella nostra rivista. Un esempio è il primo saggio di questo numero curato da Vittoria Fumagalli" Il fascismo lecchese negli anni del consenso".
Seguono Gennaro Tedesco con "Gli aspetti tecnologici del dominio bizantino" ed Elena Percivaldi con ''Il paradiso in terra''. I giardini medioevali alla Rocca Borromeo di Angera.
In conclusione la scrivente propone la recensione dell'interessantissimo volume a cura di William R. Cook "The Art of the Franciscan Order in Italy".
(Roberta Fidanzia)