Si svolge a Roma domenica 7 dicembre nel corso di Più Libri Più Liberi, la settima edizione della Fiera dell'editoria, il convegno di studi Filosofi, Umanisti e Scienziati in Adriatico, organizzato dall'Editore Drengo e dalla Società Internazionale per lo Studio dell'Adriatico nell'Età Medievale (SISAEM).
La Sala Corallo allestita al primo piano del Palazzo dei Congressi dell'EUR, ospita dalle ore 14,00 il convegno di studi del Corso di Formazione ''Filosofi, Umanisti, Scienziati in Adriatico. Figure e tematiche per una didattica interdisciplinare'' organizzato dalla SISAEM per l'Anno scolastico 2008/2009.
Il Corso è riconosciuto dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università, della Ricerca ed è rivolto ai docenti delle scuole primarie e secondarie di 1° e di 2° grado dell'intero territorio nazionale. Inoltre il Corso è riconosciuto dal Dipartimento di Teoria dello Stato, Facoltà di Scienze Politiche, Università degli Studi 'La Sapienza' per i docenti della scuola secondaria di ogni ordine e grado.
Il programma del convegno prevede gli interventi di Roberta Fidanzia, Presidente SISAEM - Università degli Studi di Roma 'La Sapienza', di Angelo Gambella, Editore, e dei relatori del Corso.
Obiettivo del progetto di formazione è l'aggiornamento dei docenti e la diffusione della conoscenza di figure di filosofi, umanisti e scienziati attivi nelle regioni adriatiche (o originari di esse) dall'antichità all'età contemporanea. La finalità del corso è quella di contribuire ad ampliare le competenze specifiche dei docenti, valorizzandone la capacità di argomentare, in forma scritta, su tematiche inesplorate o comunque poco conosciute delle materie oggetto del Corso. Gli elaborati che costituiscono la prova finale, possono essere valutati ai fini di un'eventuale pubblicazione. Il Corso è diretto da Roberta Fidanzia e coordinato da Angelo Gambella, i relatori sono Claudio Attardi, Francesco Bettarini, Daniele Santarelli, Veronica Santoro, Giorgio Siboni.
Il Convegno prevede la presentazione degli Atti del Corso editi nel secondo volume della collana di Studi "Medioevo Adriatico" che include saggi di Lara Pavanetto, che interviene al convegno sulla storia della cittadina di Noale nel Cinquecento, di Giuseppe Tramontana, ed un'estesa sezione di cronache e notizie.
Nel corso dell'evento sono presentate le più recenti novità della casa editrice Drengo, quali il saggio "Medioevo in Guerra" a cura di Angelo Gambella, e "Dall'Arena al Colosseo", il secondo testo di narrativa di Sergio Draghicchio.
— Convegno di Studi: Filosofi, Umanisti e Scienziati in Adriatico
giovedì dicembre 4, 2008
Angelo GambellaIl secondo volume di Medioevo Adriatico
mercoledì dicembre 3, 2008
Edito il secondo volume della collana “Medioevo Adriatico” della SISAEM. La collezione di studi nasce nel 2007 con l’intento di fornire contributi scientifici internazionali al fine di incrementare e sostenere la ricerca e la divulgazione storica utili allo studio dei luoghi di questo braccio di Mediterraneo, che è stato per secoli il ponte di collegamento tra Occidente ed Oriente. Recuperare la memoria storica -e filosofica, letteraria, politica, artistica, sociale- dell’Adriatico significa recuperare la memoria dell’Italia e dell’Europa, quello spirito che ne costituisce le fondamenta culturali, da cui essa non può prescindere.
Questo secondo volume ospita gli Atti del Corso a distanza organizzato dalla SISAEM Filosofi, umanisti e scienziati in Adriatico. Figure e tematiche per una didattica interdisciplinare, riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, quale corso di formazione ed aggiornamento per i docenti delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado del territorio nazionale per l’A.S. 2008-2009.
Il corso di formazione ha previsto le relazioni, che qui si presentano in versione più ampia e completa, di Claudio Attardi, Francesco Bettarini, Daniele Santarelli, Veronica Santoro, Giorgio Federico Siboni, spaziando dalla teologia alla politica, dalla filosofia alla pubblicistica e prevedendo anche la consultazione di saggi, testi e documenti a corredo attraverso lo strumento della Biblioteca telematica. Il volume è arricchito, inoltre, dai saggi di Lara Pavanetto, Giuseppe Tramontana e dall’estesa sezione di Cronache e Notizie.
La collana è diretta da Roberta Fidanzia.
Il volume contiene i seguenti contributi:
Claudio Attardi, Due teologi francescani marchigiani nel dibattito teologico del Trecento: Francesco d’Appignano e Giovanni di Ripatransone;
Francesco Bettarini, L’Adriatico come punto di incontro tra differenti culture giuridiche: il caso dei notai della cancelleria ragusea in età umanistica;
Giuseppe Tramontana, Lo studium a tre punte. La presenza studentesca siciliana a Padova (1400-1512);
Daniele Santarelli, Itinerari di ambasciatori veneziani alla corte di Carlo V;
Lara Pavanetto, Tracce di un antico rituale nella podesteria di Noale nel secolo sedicesimo;
Veronica Santoro, Filosofia della storia e miti Platonici nel Rinascimento: L’esempio di Francesco Patrizi da Cherso;
Giorgio Federico Siboni, Tra filosofia politica e pubblicistica. Il soggiorno veneziano di Luigi Bossi. 1796-1797;
Cronache e Notizie a cura di Angelo Gambella;
Schede bibliografiche e recensioni; Note bio-bibliografiche; Il sito web della SISAEM; Indice.
Medioevo Adriatico
Ricerche della Società Internazionale per lo Studio dell'Adriatico nell'Età Medievale (SISAEM)
Volume 2 / 2008
Direttore: Roberta Fidanzia
Drengo, Roma 2007.
pp. 304, E. 20,00
ISBN: 978-88-88812-21-2
— Angelo Gambella
Questo secondo volume ospita gli Atti del Corso a distanza organizzato dalla SISAEM Filosofi, umanisti e scienziati in Adriatico. Figure e tematiche per una didattica interdisciplinare, riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, quale corso di formazione ed aggiornamento per i docenti delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado del territorio nazionale per l’A.S. 2008-2009.
Il corso di formazione ha previsto le relazioni, che qui si presentano in versione più ampia e completa, di Claudio Attardi, Francesco Bettarini, Daniele Santarelli, Veronica Santoro, Giorgio Federico Siboni, spaziando dalla teologia alla politica, dalla filosofia alla pubblicistica e prevedendo anche la consultazione di saggi, testi e documenti a corredo attraverso lo strumento della Biblioteca telematica. Il volume è arricchito, inoltre, dai saggi di Lara Pavanetto, Giuseppe Tramontana e dall’estesa sezione di Cronache e Notizie.
La collana è diretta da Roberta Fidanzia.
Il volume contiene i seguenti contributi:
Claudio Attardi, Due teologi francescani marchigiani nel dibattito teologico del Trecento: Francesco d’Appignano e Giovanni di Ripatransone;
Francesco Bettarini, L’Adriatico come punto di incontro tra differenti culture giuridiche: il caso dei notai della cancelleria ragusea in età umanistica;
Giuseppe Tramontana, Lo studium a tre punte. La presenza studentesca siciliana a Padova (1400-1512);
Daniele Santarelli, Itinerari di ambasciatori veneziani alla corte di Carlo V;
Lara Pavanetto, Tracce di un antico rituale nella podesteria di Noale nel secolo sedicesimo;
Veronica Santoro, Filosofia della storia e miti Platonici nel Rinascimento: L’esempio di Francesco Patrizi da Cherso;
Giorgio Federico Siboni, Tra filosofia politica e pubblicistica. Il soggiorno veneziano di Luigi Bossi. 1796-1797;
Cronache e Notizie a cura di Angelo Gambella;
Schede bibliografiche e recensioni; Note bio-bibliografiche; Il sito web della SISAEM; Indice.
Medioevo Adriatico
Ricerche della Società Internazionale per lo Studio dell'Adriatico nell'Età Medievale (SISAEM)
Volume 2 / 2008
Direttore: Roberta Fidanzia
Drengo, Roma 2007.
pp. 304, E. 20,00
ISBN: 978-88-88812-21-2
Medioevo in Guerra
mercoledì dicembre 3, 2008
E' stato pubblicato il terzo volume della collana Studi storici sul Medioevo Italiano edita da Drengo in collaborazione con l'Associazione Medioevo Italiano.
Il volume affronta La Guerra nel Medioevo: il concetto, le battaglie, i personaggi, la cavalleria, i centri fortificati, attraverso i contributi di 5 studiosi del Medioevo.
Il volume comprende i contributi di Renzo Paternoster, La 'bella' contesa: la guerra nel Medioevo;
Ulderico Nisticò, Ascendant ad montes. La difesa passiva e attiva dello Ionio calabrese in età bizantina;
Angelo Gambella, Rainulfo di Alife. Uomo di guerra normanno;
Umberto Maiorca, La battaglia di Bouvines;
Paolo Gravina, La società feudale e la cultura cavalleresca nella Napoli angioina, da Carlo I a Roberto il saggio (1266 - 1343).
Medioevo in Guerra, a cura di A. Gambella, pp. 180, Drengo, Roma, 2008. ISBN 978-88-88812-19-9 Euro 12,00
— Angelo Gambella
Il volume affronta La Guerra nel Medioevo: il concetto, le battaglie, i personaggi, la cavalleria, i centri fortificati, attraverso i contributi di 5 studiosi del Medioevo.
Il volume comprende i contributi di Renzo Paternoster, La 'bella' contesa: la guerra nel Medioevo;
Ulderico Nisticò, Ascendant ad montes. La difesa passiva e attiva dello Ionio calabrese in età bizantina;
Angelo Gambella, Rainulfo di Alife. Uomo di guerra normanno;
Umberto Maiorca, La battaglia di Bouvines;
Paolo Gravina, La società feudale e la cultura cavalleresca nella Napoli angioina, da Carlo I a Roberto il saggio (1266 - 1343).
Medioevo in Guerra, a cura di A. Gambella, pp. 180, Drengo, Roma, 2008. ISBN 978-88-88812-19-9 Euro 12,00
Cittadini milanesi in difesa della "medievalità"
giovedì novembre 20, 2008
CHIARAVALLE (MILANO) - La valorizzazione e la preservazione di un piccolo, grande microcosmo medievale affidate alla sensibilità dei cittadini che vi abitano attorno. Succede a Chiaravalle, borgo alla periferia di Milano, che affonda le sue radici nel lontano 1135, anno di fondazione dell’abbazia cistercense che ancor oggi ne costituisce il cuore e il ganglo vitale. Un angolo di pace e serenità, popolato da uomini e donne che vivono la modernità consapevoli di risiedere accanto a un raro esempio di locus amenus che tuttora conserva l’atmosfera e l’aspetto originario degli anni in cui i frati seguaci di San Bernardo decisero di fare della minuta frazione mediolanense la loro sede privilegiata nell’ex Longobardia. Proprio per questo il comitato di residenti ha attivato una serie di azioni civiche e sociali per aumentare la vivibilità e la fruizione del borgo. Il tutto tramite iniziative originali e socialmente utili. Come il “Chiarastop”, un servizio di cortesia tra cittadini, finalizzato a fornire passaggi in automobile a persone che devono raggiungere Chiaravalle dal capoluogo per visitare il monastero o partecipare alle funzioni religiose, lanciato lo scorso 11 novembre e che ha già riscosso un discreto successo. Per usufruire del servizio è necessario fornire le proprie generalità all’associazione "Borgo di Chiaravalle", per ottenere un tesserino annuale del costo di 2 euro che deve essere presentato da chi richiede il passaggio all’automobilista disposto a concederlo.
Chi volesse iscriversi come utente o fornitore di passaggi può rivolgersi ai numeri telefonici 339.5324006 o 339.6916040 oppure inviare una email a info@borgodichiaravalle.it. Ma l’attenzione nei confronti della conservazione dell’unicità del borgo e la sensibilità dei residenti verso la necessità di valorizzare l’abbazia del XII secolo passa anche da un’altra iniziativa, periodicamente organizzata durante i fine settimana. Ovvero “Puliamo Chiaravalle”, durante la quale i cittadini di buona volontà si dedicano alla raccolta di rifiuti e immondizie nell’area abbaziale, con particolare attenzione agli orti e ai campi che ancor oggi vengono coltivati dai frati della Clairvaux meneghina.
Un vero e proprio esempio di partecipazione dei cittadini alla difesa di un luogo che trasuda storia e tradizione in un’epoca troppo spesso caratterizzata dalla latitanza e dalla negligenza di istituzioni ed enti deputati alla tutela del patrimonio culturale del territorio. Per informazioni è possibile cliccare sul sito Web www.borgodichiaravalle.it.
Luigi Barnaba Frigoli
— corsista
Le radici della libertà. Per un’interpretazione del pensiero di Augusto Del Noce
sabato novembre 15, 2008
Per le edizioni Marietti è recentemente uscito un voluminoso studio dedicato ad Augusto Del Noce (1910-1989), uno dei pensatori italiani più originali del Novecento.
La novità della linea del volume s’intravede già nel titolo e, seguendo l’organizzazione dei quattro capitoli, s’intuisce sin dal principio che non si ha davanti una biografia, né uno studio ristretto esclusivamente ad uno dei diversi settori nei quali si svolse l’indagine delnociana, come il Seicento francese, l’ontologismo moderno, il neoidealismo italiano o il marxismo. Il volume è, infatti, una rilettura di Del Noce incentrata sul tema della libertà. Si riconnette quindi esplicitamente ad una linea interpretativa che ha visto nella riflessione sulla libertà il leit motiv della filosofia di Del Noce (Augusto Del Noce e la libertà. Incontri filosofici, a cura di C. Vasale e G. Dessì, Sei, Torino 1996).
Il senso dell’espressione “radici della libertà” è chiarito dall’Autore nell’introduzione al volume: il filo conduttore capace di legare settori di indagine così disparati può essere rinvenuto nella ricerca di un fondamento metafisico della libertà. Del Noce, stimolato dalle vicende politico-culturali degli anni Trenta, avrebbe intuito precocemente il tragico nesso tra attivismo e nichilismo presente nella cultura contemporanea e lo avrebbe ricondotto ad una identificazione della libertà umana con un ideale di “creatività” mutuato dalla tradizione teologica di matrice ebraico-cristiana. La libertà allo stato puro, intesa, quindi, come assenza di presupposti e pura attività auto-creatrice, si affaccia nella cultura moderna con la concezione cartesiana di Dio, che può essere fatta rientrare nei quadri di un “volontarismo teologico”. I problemi che presenta sul piano metafisico e teologico si ingigantiscono se essa viene traslata entro un orizzonte di pensiero immanentistico, come sembra avvenire nell’ambito di una particolare linea di svolgimento del pensiero moderno e contemporaneo che culmina, a giudizio di Del Noce, nel neoidealismo italiano. Attraverso questa premessa, necessariamente sintetizzata in questa sede, ma densa di profonde riflessioni che derivano da un bagaglio filosofico dell’Autore di notevole rilievo, si giunge alla identificazione della domanda di fondo della faticosa indagine delnociana: come riaffermare una concezione della libertà che possa riproporre -nel quadro del pensiero moderno- l’idea tradizionale del “libero arbitrio” quale risposta umana all’iniziativa creatrice divina?
La ricostruzione operata da Paris insiste sull’aspetto profondamente personale di questa ricerca, che egli invita a leggere come una tormentosa ricerca da parte di Del Noce di una conferma razionale della propria fede cattolica. L’interesse per la dimensione politica sarebbe scaturito, dunque, secondo questa linea interpretativa, dall’approfondimento della problematica personale di verifica dell’adesione al cattolicesimo. In definitiva, Del Noce andrebbe letto più che come pensatore “militante”, come testimone di un drammatico confronto tra cultura cattolica e dimensione politico-culturale contemporanea. Questa chiave di lettura risulta particolarmente evidente nel primo capitolo, L’inizio del percorso filosofico: la libertà del soggetto, in cui si scava nella formazione liceale ed universitaria di Del Noce -avvenuta nella Torino degli anni Venti e Trenta- nel tentativo di cogliere la particolare prospettiva nella quale il grande tema filosofico della libertà si è presentato alla sua riflessione. Lo scenario che si offre agli occhi del lettore è quello di un contesto culturale particolare: una Torino intellettualmente molto vivace ed aperta alle istanze ed alle sollecitazioni della filosofia europea, ma sulla quale inizia ad incombere la pressione ideologica del regime fascista. Cresciuto in un ambiente familiare di rigida tradizione cattolica, il giovane Del Noce, apparentemente, sembra tenersi lontano dalle tematiche politiche, quasi acquietato in un “afascismo” tipico di una larga parte del mondo cattolico. Nel suo intimo, al contrario, si va svolgendo un profondo travaglio. La sua acuta sensibilità nei confronti delle forme di violenza, comprese quelle morali ed intellettuali, lo invita a cercare il dialogo con Piero Martinetti, filosofo che allora esprimeva una forma molto particolare di idealismo, aperta ad una visione metafisico-religiosa improntata ad un forte dualismo tra dimensione empirico-storica e metafisica.
La filosofia come liberazione dal finito, dal male, e come ritorno all’Uno esercita sul giovane Del Noce un grande fascino ed è per lui come un banco di prova per il suo cattolicesimo. Il volume di Andrea Paris insiste sulla “fase martinettiana”, che culmina nel quinquennio 1936-41 ed incentra su di essa il periodo giovanile del pensiero delnociano. Per l’Autore, più che nella versione di Croce e Gentile, l’idealismo è affrontato e meditato in quegli anni da Del Noce attraverso Martinetti, autore nel 1928 di un volume intitolato La libertà, dove la concezione ebraico-cristiana del libero arbitrio veniva sottoposta ad una critica serrata.
Si arriva, così, ai due capitoli centrali del libro di Paris, imperniati sul problema filosofico del libero arbitrio, che viene affrontato da due punti di vista: da una parte l’approfondimento del cartesianismo e, dall’altra, il confronto con il “dualismo metafisico” di Martinetti. La tesi di laurea sul pensiero di Malebranche, sostenuta nel 1932, fornisce a Del Noce il materiale per una serie di saggi di approfondimento che pubblica tra il 1934 ed il 1945 e che confluiranno nel secondo dopoguerra nella grande opera Riforma cattolica e filosofia moderna (del 1965 e mai rieditata).
Ci si addentra, dunque, nella parte meno nota della produzione delnociana: un tortuoso percorso entro il dibattito sul cartesianismo iniziato nel Seicento e proseguito nel pensiero francese fino al Novecento. Agli occhi dell’Autore, Del Noce contribuisce a delineare una nuova immagine di Descartes come “filosofo della libertà”, in netto contrasto rispetto alle riletture del cartesianismo come inizio del razionalismo e dell’illuminismo moderno.
Meditando e approfondendo Descartes, Malebranche e Pascal, Del Noce va elaborando la sua risposta all’idealismo contemporaneo. Risposta che viene ricostruita nel terzo capitolo del volume, Ontologia della libertà e filosofia dell’esistenza, nel quale l’Autore vuole evidenziare i punti di contatto tra Del Noce e pensatori che allora riflettevano su temi analoghi, come Pareyson e Marcel. Emerge un quadro notevolmente complesso: il pensiero delnociano si muove tra ontologismo ed esistenzialismo cercando di costruire una filosofia della contingenza radicale, interamente sospesa sul confronto tra libertà divina e umana.
L’ultimo capitolo, Intellettuali, senso comune e crisi politica, si concentra sulla dimensione socio-politica di Del Noce, attraverso l’analisi dei suoi primi scritti -in parte rimasti allora inediti- che negli anni Quaranta lo rivelano interprete della realtà italiana. Egli, infatti, tenta di comprendere il senso del dramma che l’Italia viveva allora: il crollo del regime, il ruolo degli intellettuali ed il rapporto con il “senso comune” del popolo italiano. È lo stesso Del Noce che vive l’esperienza della sinistra cristiana di Rodano e Balbo, ma che finisce per non aderire al loro movimento.
Il proposito di Andrea Paris è quello di ricostruire i sottili fili che legano le indagini politiche con i precedenti studi più strettamente filosofici, mostrando e dimostrando in questi l’origine dei giudizi particolari e “controcorrente” che Del Noce inizia a formulare allora e che lo renderanno un pensatore “scomodo”, non interamente allineato né alle posizioni cattoliche, né laiche. Accettando il rischio di incomprensione e di solitudine, dunque, Del Noce proseguirà nella sua strada di un’interpretazione “filosofica” della realtà politica contemporanea, persuaso che al di sotto degli eventi storici si giochi una partita decisiva: la scelta tra il recupero di alcune “virtualità” ancora vive ed attuali della grande tradizione filosofica classica oppure una forma di autonomia che si traduce in negazione di ogni legame, con la tradizione, con il bene comune, con il fondamento ontologico, in una parola che si traduce in “solipsismo”.
Andrea Paris, Le radici della libertà. Per un’interpretazione del pensiero di Augusto Del Noce, Marietti 1820, Genova-Milano 2008, pp. 302.
— Roberta Fidanzia
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La novità della linea del volume s’intravede già nel titolo e, seguendo l’organizzazione dei quattro capitoli, s’intuisce sin dal principio che non si ha davanti una biografia, né uno studio ristretto esclusivamente ad uno dei diversi settori nei quali si svolse l’indagine delnociana, come il Seicento francese, l’ontologismo moderno, il neoidealismo italiano o il marxismo. Il volume è, infatti, una rilettura di Del Noce incentrata sul tema della libertà. Si riconnette quindi esplicitamente ad una linea interpretativa che ha visto nella riflessione sulla libertà il leit motiv della filosofia di Del Noce (Augusto Del Noce e la libertà. Incontri filosofici, a cura di C. Vasale e G. Dessì, Sei, Torino 1996).
Il senso dell’espressione “radici della libertà” è chiarito dall’Autore nell’introduzione al volume: il filo conduttore capace di legare settori di indagine così disparati può essere rinvenuto nella ricerca di un fondamento metafisico della libertà. Del Noce, stimolato dalle vicende politico-culturali degli anni Trenta, avrebbe intuito precocemente il tragico nesso tra attivismo e nichilismo presente nella cultura contemporanea e lo avrebbe ricondotto ad una identificazione della libertà umana con un ideale di “creatività” mutuato dalla tradizione teologica di matrice ebraico-cristiana. La libertà allo stato puro, intesa, quindi, come assenza di presupposti e pura attività auto-creatrice, si affaccia nella cultura moderna con la concezione cartesiana di Dio, che può essere fatta rientrare nei quadri di un “volontarismo teologico”. I problemi che presenta sul piano metafisico e teologico si ingigantiscono se essa viene traslata entro un orizzonte di pensiero immanentistico, come sembra avvenire nell’ambito di una particolare linea di svolgimento del pensiero moderno e contemporaneo che culmina, a giudizio di Del Noce, nel neoidealismo italiano. Attraverso questa premessa, necessariamente sintetizzata in questa sede, ma densa di profonde riflessioni che derivano da un bagaglio filosofico dell’Autore di notevole rilievo, si giunge alla identificazione della domanda di fondo della faticosa indagine delnociana: come riaffermare una concezione della libertà che possa riproporre -nel quadro del pensiero moderno- l’idea tradizionale del “libero arbitrio” quale risposta umana all’iniziativa creatrice divina?
La ricostruzione operata da Paris insiste sull’aspetto profondamente personale di questa ricerca, che egli invita a leggere come una tormentosa ricerca da parte di Del Noce di una conferma razionale della propria fede cattolica. L’interesse per la dimensione politica sarebbe scaturito, dunque, secondo questa linea interpretativa, dall’approfondimento della problematica personale di verifica dell’adesione al cattolicesimo. In definitiva, Del Noce andrebbe letto più che come pensatore “militante”, come testimone di un drammatico confronto tra cultura cattolica e dimensione politico-culturale contemporanea. Questa chiave di lettura risulta particolarmente evidente nel primo capitolo, L’inizio del percorso filosofico: la libertà del soggetto, in cui si scava nella formazione liceale ed universitaria di Del Noce -avvenuta nella Torino degli anni Venti e Trenta- nel tentativo di cogliere la particolare prospettiva nella quale il grande tema filosofico della libertà si è presentato alla sua riflessione. Lo scenario che si offre agli occhi del lettore è quello di un contesto culturale particolare: una Torino intellettualmente molto vivace ed aperta alle istanze ed alle sollecitazioni della filosofia europea, ma sulla quale inizia ad incombere la pressione ideologica del regime fascista. Cresciuto in un ambiente familiare di rigida tradizione cattolica, il giovane Del Noce, apparentemente, sembra tenersi lontano dalle tematiche politiche, quasi acquietato in un “afascismo” tipico di una larga parte del mondo cattolico. Nel suo intimo, al contrario, si va svolgendo un profondo travaglio. La sua acuta sensibilità nei confronti delle forme di violenza, comprese quelle morali ed intellettuali, lo invita a cercare il dialogo con Piero Martinetti, filosofo che allora esprimeva una forma molto particolare di idealismo, aperta ad una visione metafisico-religiosa improntata ad un forte dualismo tra dimensione empirico-storica e metafisica.
La filosofia come liberazione dal finito, dal male, e come ritorno all’Uno esercita sul giovane Del Noce un grande fascino ed è per lui come un banco di prova per il suo cattolicesimo. Il volume di Andrea Paris insiste sulla “fase martinettiana”, che culmina nel quinquennio 1936-41 ed incentra su di essa il periodo giovanile del pensiero delnociano. Per l’Autore, più che nella versione di Croce e Gentile, l’idealismo è affrontato e meditato in quegli anni da Del Noce attraverso Martinetti, autore nel 1928 di un volume intitolato La libertà, dove la concezione ebraico-cristiana del libero arbitrio veniva sottoposta ad una critica serrata.
Si arriva, così, ai due capitoli centrali del libro di Paris, imperniati sul problema filosofico del libero arbitrio, che viene affrontato da due punti di vista: da una parte l’approfondimento del cartesianismo e, dall’altra, il confronto con il “dualismo metafisico” di Martinetti. La tesi di laurea sul pensiero di Malebranche, sostenuta nel 1932, fornisce a Del Noce il materiale per una serie di saggi di approfondimento che pubblica tra il 1934 ed il 1945 e che confluiranno nel secondo dopoguerra nella grande opera Riforma cattolica e filosofia moderna (del 1965 e mai rieditata).
Ci si addentra, dunque, nella parte meno nota della produzione delnociana: un tortuoso percorso entro il dibattito sul cartesianismo iniziato nel Seicento e proseguito nel pensiero francese fino al Novecento. Agli occhi dell’Autore, Del Noce contribuisce a delineare una nuova immagine di Descartes come “filosofo della libertà”, in netto contrasto rispetto alle riletture del cartesianismo come inizio del razionalismo e dell’illuminismo moderno.
Meditando e approfondendo Descartes, Malebranche e Pascal, Del Noce va elaborando la sua risposta all’idealismo contemporaneo. Risposta che viene ricostruita nel terzo capitolo del volume, Ontologia della libertà e filosofia dell’esistenza, nel quale l’Autore vuole evidenziare i punti di contatto tra Del Noce e pensatori che allora riflettevano su temi analoghi, come Pareyson e Marcel. Emerge un quadro notevolmente complesso: il pensiero delnociano si muove tra ontologismo ed esistenzialismo cercando di costruire una filosofia della contingenza radicale, interamente sospesa sul confronto tra libertà divina e umana.
L’ultimo capitolo, Intellettuali, senso comune e crisi politica, si concentra sulla dimensione socio-politica di Del Noce, attraverso l’analisi dei suoi primi scritti -in parte rimasti allora inediti- che negli anni Quaranta lo rivelano interprete della realtà italiana. Egli, infatti, tenta di comprendere il senso del dramma che l’Italia viveva allora: il crollo del regime, il ruolo degli intellettuali ed il rapporto con il “senso comune” del popolo italiano. È lo stesso Del Noce che vive l’esperienza della sinistra cristiana di Rodano e Balbo, ma che finisce per non aderire al loro movimento.
Il proposito di Andrea Paris è quello di ricostruire i sottili fili che legano le indagini politiche con i precedenti studi più strettamente filosofici, mostrando e dimostrando in questi l’origine dei giudizi particolari e “controcorrente” che Del Noce inizia a formulare allora e che lo renderanno un pensatore “scomodo”, non interamente allineato né alle posizioni cattoliche, né laiche. Accettando il rischio di incomprensione e di solitudine, dunque, Del Noce proseguirà nella sua strada di un’interpretazione “filosofica” della realtà politica contemporanea, persuaso che al di sotto degli eventi storici si giochi una partita decisiva: la scelta tra il recupero di alcune “virtualità” ancora vive ed attuali della grande tradizione filosofica classica oppure una forma di autonomia che si traduce in negazione di ogni legame, con la tradizione, con il bene comune, con il fondamento ontologico, in una parola che si traduce in “solipsismo”.
Andrea Paris, Le radici della libertà. Per un’interpretazione del pensiero di Augusto Del Noce, Marietti 1820, Genova-Milano 2008, pp. 302.